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MAURO DI CAPUA SUBURBIA (autoprodotto) Un disco da decostruire al primo ascolto, seguendo attentamente le indicazioni delle note di copertina. Vale la pena di scoprire come Mau- ro Di Capua l’ha architettato a tavolino, reclutando partner di livello stratosferico. Splen- didi i bassisti radunati dal chitarrista. A Jimmy Haslip sono lasciate le situazioni più de- licate e strutturate, i pezzi in cui Di Capua ha messo il meglio del suo animo di compositore. A Jimmy Earl i brani più corposi e funk, giocosi e vibranti, come I’m The King Of The Dancefloor. A Jimmy Johnson i temi più ariosi, lirici ma sempre caratterizzati da una tensione piena di grinta. Suburbia è un album generosissimo, in cui il chitarrista ha lasciato enorme spazio espressivo ai suoi partner. Per scherzo potreste tentare di venderlo a un amico in un “blindfold test” come l’album di un batterista, tanto il grande Land Richards ha informato del proprio talento i brani; oppure come l’album di un eccezionale tastierista, tanto l’ottimo Gabriele Manzi ha saputo calarsi nel ruolo di alter ego melodico-armonico nei temi. Di Capua dal canto suo, si amalgama perfettamente al sound complessivo brillando da prima stella, come è giusto. Ma senza sopravanzare mai il senso del progetto complessivo, senza anteporre la tecnica (e ne ha...) alla lirica. In Suburbia c’è tanta buona chitarra, eccellenti composizioni e grandi maestri in partita (non dimentichiamo Beppe Basile e Marco Onorato). Poi c’è Jimmy Haslip che porta tut- to a un livello superiore. Ma questi sono, anche, gusti personali. Alessandro Zanoli IGNAZIO DI SALVO A GIFT TO THE WORLD (autoprodotto) Ignazio Di Salvo calca le scene fisiche e online ormai da alcuni anni ed è tenuto in buona considerazione da parte della stampa e dell’ambiente chitarristico italiano e non. Ha fre- quentato il conservatorio con il M° Francesco Buzzurro, i seminari del Berklee College, è sta- to finalista di Guitar Idol e ha vinto un’edizione della competizione chitarristica rumena Ziua Chitare- lor, nella cui giuria, immeritatamente, figurava anche il sottoscritto. Che non lo votò. E nell’ascolto di questa sua prima fatica discografica, pur riconoscendo l’ottima tecnica e il grande impegno che si av- verte profuso in ogni traccia, non riesco a dare il mio voto a questo pur bravo chitarrista, oggi quasi trentenne. Il motivo è semplice e magari discutibile: un’eccessiva auto-indulgenza solistica e una pas- sionalità marcatamente latina che pervadono il suo stile. A Gift To The World è fatto di brani tirati, pom- posi, tanto aggressivi nei suoni e negli assoli iper-tecnici quanto armonicamente scontati e totalmen- te assoggettati a una vocazione melodica che rende la chitarra solista - tanta, troppa - una sorta di tramite tra la nostra tradizione lirica e certi fenomeni pop melodici da contest televisivo, il tutto intes- suto di un gusto convinto se non sconsiderato per l’arpeggio, l’orpello tecnico e il suonato senza posa. Insomma, il giudizio artistico su questo chitarrista resta per me ancora sospeso. Alla prossima. Fabrizio Dadò 51