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STRANI DELAY Per quanto riguarda Gus G, lo vediamo imbracciare il nuovo modello si- gnature ESP: la GUS G. NT BLKS: corpo in ontano, manico in acero e ta- stiera in palissandro, pickup Seymour Duncan AHB-11 [a Gus è an- che intitolato il Seymour Duncan Gus G. FIRE Blackouts System, comprensivo dei suddetti pickup passivi in Alnico5 e preamp mo- dulare BMP-1; ndr]. La testata non è, come ci si aspetterebbe, una Blackstar Blackfire 200 Gus G. Signature, ma una più comune Series One 200, i 200 W di potenza della quale chiariscono la questione volume di cui sopra. Il cabinet è un 4x12”, sempre della Blackstar, e monta gli imman- cabili coni Celestion V30. Sul front stage troviamo il footswitch per il cambio canali dell’ampli e una pedalboard assemblata molto sem- plice e diretta nell’input della testata; è composta in sequenza da: si- stema wireless Line 6 Relay G50, accordatore Boss TU-3, overdrive BBE G-Screamer, chorus Boss CE-5 e delay Boss DD-3. Un attimo... Un delay prima dell’input dell’ampli!? Di per sé non sarebbe sconvolgente: costose testate boutique mono-canale e senza loop effetti hanno spinto più d’uno a op- tare per questa soluzione, che però, in presenza di una testatona hi-gain da 200 W, ri- sulta “particolare”. Chiediamo chiarimenti al guitar tech della se- rata Marco Rosignoli (Liuteria Rox, produttore della Lambda im- bracciata da Martongelli), il quale ci svela che quel delay in pe- daliera non è il classico delay d’ambiente usato per un lead. In- fatti è Marco stesso ad azionare, quando necessario durante il li- ve, un altro delay Boss inserito nel send/return della Blackstar. Du- bitanti, guardiamo le regolazioni: Mode a 800ms e tutto il resto (Level, Feedback, Delay Time) semplicemente al massimo Dedu- ciamo quindi che l’uso non è quello di effetto di ambiente: è più simile a un looper momentaneo usato per ribattere alcune note o sequenze suonate dal momento dell’attivazione. Il fatto di essere un delay digitale comporta una certa pulizia sonora nelle ripetizioni, quindi è come se Gus risuonasse quella nota (in realtà una ripetizione). Questo produce effetti molto singolari: per esempio, risentire un bending appena eseguito assolutamente identico, ma inevitabilmente diverso a causa delle regolazioni e dell’amplificazione, è veramente interessante, sopratutto in un ambito metal che tende a essere mol- to tradizionalista. Nel caso foste interessati a sperimentare: collegate il delay (con tutte le regolazioni al massimo) tra chi- tarra e ampli, poi azionate il delay nel momento in cui volete che “impari e risuoni” la vostra frase. Con i settaggi di cui sopra, la frase inizierà a girare in loop e al momento giusto lo disattiverete (tipicamen- te Gus lo usa sul finire delle sezioni del brano), evitando quindi ulteriori sovrapposizioni indesiderate. Delay più articolati del DD-3 possono ulteriormente estendere l’orizzonte delle possibilità, magari ri- uscendo a creare delle code al posto di un’interruzione brusca, piuttosto che aggiungere una modula- zione e via dicendo: insomma, facciamo buon uso dell’inventiva! 25