HOLD BLUES
di Fabio Cerrone
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Ecco un arrangiamento in stile holdsworthiano di un blues in MI (Maggiore? Minore? Mah, chi può dire, con questi pandiatonici). In realtà, non so quanto possa somigliare a un'eventuale creazione del marziano chitarrista: comunque, supponendo che i neuroni del caro Allan si attivino per questa vecchia forma, potrebbe venirne fuori una cosa del genere... Forse! Per il riff iniziale, una sorta di introduzione di quattro battute, si parte con un close voicing di Mim11, una triade di Do che su un basso di Mi fornisce un suono alterato, vista la presenza del do (#5). Seguono un Mim6 (di nuovo un forte sapore di close voicing) e, per finire, un altro Mim6, dove il suono è ancora più carico di tensione, visto l'intervallo di 2ª minore fra do# e re (6ª e 7ª di Mi). Sul I grado (Mi), iniziamo con un Mi7alt, abbastanza dissonante vista la presenza di #9ª e 3ª nella stessa ottava; il secondo accordo è ricavato dalla scala di MI dim., così come il terzo, che altro non è che una triade di Mib. Come avrete già capito, il pandiatonicismo o chord scales (per citare Allan), insieme ai close voicing, è uno degli elementi ricorrenti nel suo stile. Più avanti troviamo un altro Mialt (#9ª e 3ª ancora a stretto contatto), poi un Mi con b5ª e 5ª vicine a creare tensione, che poi si trasformano in 4ª e b5ª e ancora in 3ª e 4ª, che, in questo caso, coesistono felicemente (checché se ne dica). Il tutto, nonostante le dissonanze, suona in maniera estremamente melodica (almeno per le mie orecchie!) grazie a una funzionale condotta delle parti. Per il IV grado (La) nelle battute 5 e 6, usiamo sempre close voicing, e un ultimo accordo che è una sostituzione che necessita di un Do al basso (Dosus2). Nelle battute 7 e 8, torniamo al I grado, con la ripresa dell'idea iniziale. Si passa poi alla parte in La (V grado) che presenta un Lasus9, una triade di Si con La al basso (questo accordo può essere visto come un La7 (13ª, 9ª, #11ª) oppure come un La magg7#4(6,9)), poi una triade di Do con il La al basso (Lam7), per finire con la triade di Re con La al basso. L'ultima parte inizia con un close voicing di Do#min9 (9 e b3 vicine), poi Si7(11) sostituisce il La, mentre la triade di Do con il basso in Sib (questo accordo è come il precedente Si con il La al basso) sostituisce il Si. Per essere onesti, non so se tutti i voicing o le scelte armoniche usate facciano parte del vocabolario di Holdsworth; ovviamente non ho potuto bypassare completamente il mio gusto, ma penso che buona parte di queste scelte derivi comunque da una mia interpretazione della musica di questo grande della chitarra. Non è in fondo a questo che servono i maestri?
FINGER BLUES
di Gaetano Valli
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Tuck Andress, Martin Taylor e tutti i figli adottivi del padre del fingerstyle jazz, Giovanni Passalacqua, in arte Joe Pass, potrebbero aver pensato a un blues come quello che vi proponiamo. Come tutti gli arrangiamenti per chitarra sola che si rispettino, la difficoltà sta nel condensare melodia, armonia e soprattutto ritmo: siamo in presenza di un feeling piuttosto funkeggiante, commisto a sonorità bluesy. Certamente l'accordo di Re7(#9), di hendrixiana memoria ma molto usato anche dal mitico Joe Pass, è quello che meglio di altri può rievocare una certa atmosfera blues. Le prime quattro battute si muovono infatti cercando di rispettare al massimo questa condizione. Nella prima delle due misure del IV grado usiamo un cromatismo da Sol13 a La7: ma il top della perversione è comunque raggiunto nella battuta seguente laddove ci siamo inventati un turnaround con accordi discendenti che servono a dare una "scossa armonica" al brano che altrimenti resterebbe pesantemente arroccato su pochi accordi. La parte in La7, forzando leggermente l'armonia con l'uso della nona minore, cerca invece di proporre un sound più acido e moderno; in questo caso, rispetto alla parte precedente, che andrà suonata in modo più asciutto e con un groove quasi afro, gli accordi dovranno essere più ariosi e i bassi maggiormente legati. Lunga vita al blues!