Questo test di chitarre archtop Gibson nasce un po’ per caso, grazie alla disponibilità dell’amico e ottimo chitarrista jazz Gianluca Lucantonio, il quale, innamoratosi di questi strumenti del 2016, ha deciso di accaparrarseli entrambi: Es-275 Faded Cherry ed Es-275 Figured. Subentrano poi la mia curiosità e la voglia di riportarne il frutto agli Axisti, perché, le Gibson Es-275 in prova sono nuovi modelli, ma rappresentano un tuffo alle radici della chitarra elettrica: le archtop elettrificate degli Anni ’40 e ‘50, erroneamente relegate all’ambito della musica jazz, ma in realtà sinonimo di chitarra elettrica a pari delle prime solid body e utilizzate in tutti i generi, dal country al rock’n’roll al blues. L’Es-275 non è un modello di nuova concezione a ben vedere. Presenta caratteristiche già viste nel corso della storia Gibson. Se prendiamo a riferimento una L-5 CES, la più spettacolare e classica delle chitarre da jazz, un vero “pianoforte” a 6 corde voluto dal liutaio della Gibson Lloyd Loar, abbiamo una grande cassa da 17”, profonda 3 3/8”, con tavola arcuata scolpita in abete e scala di 25 1/2”. Non è quindi del tutto esatto definire quella di 24 3/4” come la “scala Gibson” tout court, dal momento che per anni la “scala Gibson” fu quella poi adottata da Leo Fender. Con questo animo commosso dalle rimembranze imbraccio per prima la Es-275 Faded Cherry 2016 in prova. Gran bello strumento, curato nei particolari, si vede subito che è una Gibson di quelle fatte più che bene. A quanto ho letto, l’idea è venuta alla Casa su sollecitazione del mercato giapponese, dove esistono molti giovani jazzisti alla ricerca di uno strumento dall’aspetto classico, ma più agevole nell’uso di una L-5, e con più tasti e meglio accessibili dei 20 di una Es-175. Della tradizione la Es-275 mantiene un po’ tutto a livello di concetto base e realizzazione di classe. La cassa è ovviamente vuota, più piccola di quella da 17” di una L-5, misurando in larghezza poco più di 15”...
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- Scritto da Fabrizio
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