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Intervistare un mito vivente della musica jazz e della chitarra elettrica come Scott Henderson è cosa da far tremare i polsi a chiunque. In questo caso, la passione sfegatata per questo assoluto maestro viene da lontano e quindi riuscire a radunare e scremare le centinaia di domande che gli avrei voluto fare in un’intera esistenza non è stato facile. È da poco uscito il suo nuovo album solista People Mover (Mango Prom Music) con Romain Labaye al basso e Archibald Ligonniere alla batteria, ma per rompere il ghiaccio e trovare il bandolo della matassa, siamo partiti dalla fine… Scott, parlaci dei quattro anni che separano Vibe Station (2015) da People Mover. Scott Henderson: Fondamentalmente li ho passati a casa a comporre il nuovo disco. Scrivere i brani i richiede sempre molto tempo. Vorrei essere un compositore più prolifico, ma finisco sempre per buttar via un sacco di materiale. Credo succeda a tutti: scrivi qualcosa, lo riascolti dopo un po’, non ti piace più, provi a tornarci sopra e a insistere… A volte riesci ad aggiustarlo, a volte no e finisci per gettare tutto. Richiede un sacco di tempo...