Servizio redatto in occasione di una clinica che qualche anno fa John Petrucci tenne al Music Academy 2000 di Bologna . Buona lettura.

L' arrivo di un chitarrista (e personaggio...) come John Petrucci in Italia rappresenta sempre un avvenimento atteso da migliaia di fan, sia della band (i Dream Theater, c'è bisogno di ricordarlo?), che del chitarrista stesso, reduce dalla elettrizzante esperienza del G3, assieme ad altri due "fenomeni seicordistici" che rispondono ai nomi di Steve Vai e Joe Satriani [vedi Axe n. 58]: potevamo lasciarci sfuggire l'occasione di seguire la clinic di un musicista che tanto ha saputo influenzare i metal kids di un'intera generazione? Ma certo che no, e allora il vostro solerte redattore alle 10 di mattina era già a Bologna, nei locali di Music Academy 2000, la scuola sede dell'evento, per documentare un incontro-seminario cui avrebbe dovuto seguire un'intervista, non concessa, poi, a causa di un management soffocante, imposto, pare, dalla casa discografica. Ah, queste rock star!

Il clima è decisamente caldissimo nell'auditorium di Music Academy, più di duecento fan scalpitanti attendono l'arrivo di John in un'atmosfera decisamente da stadio, con tanto di cori, e quando il nostro si presenta sul palco, col nuovo look a base di capello corto d'ordinanza (lanciamo un sondaggio: vista anche la recente "tosatura" di Paul Gilbert, del nostro William Stravato e l'ormai tradizionale nude look della calotta cranica del maestro Joe Satriani, che si tratti di una nuova tendenza dello shred? Possibile che i nostri eroi chitarristici abbiano scoperto che il crine in eccesso rallenta i movimenti della mano sinistra?), si scatena il delirio! Fresco reduce dall'esperienza del G3, John si presenterà al suo pubblico con la sua nuova Music Man signature e alcuni brani composti appositamente per quell'occasione, che vedranno presto la luce discografica nella sua prima release completamente solista, e da lì prenderà spunto per approfondire alcuni aspetti del suo stile, sia dal punto di vista puramente solistico, che da quello più strettamente compositivo.

Arrangiare un pezzo per chitarra/basso/batteria

Le polveri si accendono con Damage Control, brano molto articolato che riporta subito alla mente alcune cose della produzione dei Liquid Tension Experiment, in cui John si produce nei migliori esempi della sua plettrata alternata al fulmicotone, inseriti in un contesto compositivo di impatto decisamente rock, ma dagli sviluppi mai noiosi o scontati; il primo aspetto del suo stile su cui si soffermerà, grazie anche a quanto messo in evidenza dal brano stesso, non sarà qualcosa riguardante l'aspetto puramente tecnico-meccanico dell'approccio allo strumento: "L'esperienza del G3 - racconta John - è stata molto utile soprattutto perché mi ha messo di fronte alla difficoltà di dovermi esibire nel più classico power trio rock (Dave La Rue al basso e il fedele Mike Portnoy alle pelli), senza il supporto di uno strumento che potesse sottolineare le trame armoniche dei pezzi, fungendo, così, anche da prezioso supporto alla chitarra solista, come potrebbero essere una tastiera o una seconda chitarra; in questo modo, al momento di comporre i pezzi, ho dovuto cercare di costruire le melodie, i temi principali, in modo da richiamare molto fortemente, con la sola chitarra solista, anche la progressione armonica. Un grosso aiuto mi è venuto dall'ascolto di molta della produzione della Steve Morse Band: ad esempio, sentire come Steve arrangia le parti di chitarra facendo un ampio uso di triadi e arpeggi più estesi per sottolineare l'armonia della song è stata davvero un'importante ispirazione". E quindi mostra come, in Damage Control, sia riuscito a costruire la melodia inserendola nel tessuto armonico del brano tracciato dall'uso delle triadi: "Il procedimento è relativamente semplice, si parte dalla progressione armonica:

esempio1

quindi si scompongono gli accordi stessi, separandone le note in un arpeggio

esempio2

poi prova ad aggiungere qualche nota della melodia

esempio3

e il risultato è quello che si sente in Damage Control, nel secondo chorus: puoi sentire perfettamente tutti gli accordi, anche se sta suonando una sola chitarra!"

Scelta dei voicing più adatti

Un altro aspetto molto caro a John e presente sempre in Damage Control è rappresentato dalla scelta dei voicing giusti per conferire un bel suono heavy & fat agli accordi distorti: "Quando devo suonare un tappeto di accordi distorti, cerco di fare moltissima attenzione ai voicing che costruisco: non tutte le posizioni suonano ugualmente bene, infatti: se devo suonare, per esempio, un accordo di Re, potrei farlo normalmente in prima posizione oppure in quinta

esempio4

ma nessuna di queste avrebbe il giusto impatto in distorsione; il mio voicing preferito per questo tipo di situazioni, per l'accordo di Re, è la, quinta corda a vuoto, quindi re, quarta corda a vuoto, poi ancora la, ancora re e infine mi, la prima corda a vuoto (la nona): l'accordo così generato

esempio5

in realtà un rivolto, con la quinta al basso, sospeso in quanto privo di fa#), grazie alla sovrapposizione, nel voicing, di intervalli di quarta, suona davvero molto potente! Un'altra forma di voicing che uso molto spesso l'ho "rubata" ai Rush, di cui sono un grandissimo fan: Alex Lifeson aveva lo stesso problema di dover riempire molto con la chitarra, essendo il gruppo un trio. Un esempio (6) può essere un sempice accordo di do, in cui si prende ancora la quinta (sol) al basso e la nona (re) e la quinta al canto: big & fat sound!"

esempio6

E qui non possiamo non pensare a uno dei classici dei Dream Theater, il brano intitolato Under A Glass Moon, che nell'intro a base di ottave, doppiata dalla tastiera, mostra l'esempio pratico di utilizzo del power voicing mostrato da John per l'accordo di Re

esempio7

Melodia o armonia?!?

Sempre da Damage Control, John ci mostra come inserire la melodia in un contesto armonico suonando la melodia stessa su una corda, e lasciando risuonare l'altra, con la tonica dell'accordo, a vuoto: "Sempre nello stesso brano, per arricchire il sound e poter inserire la melodia nel contesto armonico, un accordo di Re, suono la melodia

esempio8

sulla terza corda, mentre lascio risuonare la terza corda (la nota re, appunto) a vuoto

esempio9

in un altro gruppo che mi piace davvero moltissimo, i King's X, il chitarrista, Ty Tabor, usa proprio questo tipo di approccio molto spesso per suonare parti che siano melodiche e armoniche allo stesso tempo, sfruttando molto le corde a vuoto."

È tutto per ora: ma, per quello che tutti attendiamo, cioè tecnica, velocità e plettrata alternata...Ci vediamo la prossima settimana!

Marco Cardona

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna