Dopo la scorpacciata tecnica dello scorso numero di Axe, eccoci di nuovo al racconto del seminario dell'ex-zazzeruto John: si passa ora ad aspetti più legati alla tecnica in senso stretto, alla velocità, e quindi al tanto amato, agognato e sudato alternate picking. E qui c'è davvero da sbavare a vedere il signor Petrucci all'opera: più di una mascella ha avuto qualche cedimento strutturale nel vederlo plettrare, se possibile, anche meglio di come ci aveva abituato! Nella precedente clinic, sebbene John parlasse di plettrare di polso, avevamo potuto constatare come in realtà il suo movimento fosse più di braccio che non di polso: ebbene, gente, questa volta abbiamo invece assistito allo show del polso più veloce del West, come solo al miglior Gilbert avevamo visto fare (che sia merito dello scasso sul top della sua nuova chitarra signature Music Man?) In ogni caso attendiamo trepidanti una sfida tipo Mezzogiorno di fuoco; ci occuperemo personalmente, grazie al multimilionario budget della rivista, di commissionare al maestro Morricone una colonna sonora adatta alla circostanza.
Il polso più veloce del West
"Un'altra cosa che voglio mostrarvi è un aspetto più strettamente tecnico, meccanico del mio stile, e riguarda l'uso della plettrata alternata, sicuramente una delle mie tecniche preferite: alla fine di Damage Control, c'è una sezione molto semplice da suonare, in realtà, ma di cui mi piace molto l'effetto: è un pattern ripetitivo basato sulla minore armonica
tipico dello stile di Al DiMeola, che lavora su di una sola corda; questo approccio ai pattern ripetitivi, si può ampliare, coinvolgendo magari anche due corde
e creare un effetto ritmico e percussivo molto forte: l'importante è rispettare l'andamento su e giù della plettrata, partire molto lentamente e lavorare sempre con il metronomo!"
E qui John si lancia in un lungo esempio decisamente intrascrivibile...
Gioco di equilibri...
"È molto importante la posizione che adottate: io appoggio il palmo della mano sul ponte, mi assicuro di avere una buona presa sul plettro, e colpisco le corde più o meno all'altezza dell'inizio dell'humbucker al manico; con questa posizione ho trovato l'equilibrio ideale per la mia mano destra, ma non è detto che questa sia anche la vostra posizione ideale, per cui sperimentate a lungo quale sia la posizione in cui suonate nella maniera più comoda e naturale possibile. Una buona posizione vi permetterà di controllare anche le corde che non volete che suonino, non solo per il palm muting, ma anche per avere più controllo sul suono, soprattutto se si usa molto gain, nelle frasi melodiche e nei bending."
Vestire la melodia
Riguardo al suo approccio alla composizione dei brani, e alla costruzione delle parti in tempi dispari che sono sicuramente parte della fortunata miscela che ha reso i Dream Theater una grande band, John dice: "Riguardo alla composizione e al songwriting, credo che per me sia molto più semplice partire da un'idea melodica e vestirla armonicamente per costruire un brano, pittosto che non partire dalla progressione armonica; lo trovo un procedimento molto più naturale, qualcosa di vicino allo scrivere il testo di una canzone: mi capita spesso di cantarmi dentro la testa una linea melodica e di immaginare come potrebbe essere inserita nel chorus o nella strofa di una canzone; i tempi dispari, molto frequenti sia nello stile della band che nelle mie composizioni, sono qualcosa su cui lavoro molto, prima scrivendo la parte, l'idea che ho in mente, e poi provandola molto lentamente, contando sempre, fino a raggiungere il perfetto automatismo nell'esecuzione, sia da solo che con la band."
John Satriani?!?
Per parlare delle sue scale preferite, John suona un altro brano, che definire mooolto vicino allo stile di Joe Satriani non rende sicuramente abbastanza l'idea: tema modale molto bello basato sul modo lidio, batteria in 4/4 e basso linearissimo caratterizzano un pezzo che potrebbe tranquillamente essere uscito da dischi di Joe come The Exremist o Surfing With The Alien, comunque un rock melodico davvero niente male
"Il brano è in MI lidio, una tonalità che amo particolarmente perché mi lascia la possibilità di utilizzare molto le prime due corde mi e si a vuoto, rimanendo in tonalità; un'altra cosa che faccio è usare molto gli arpeggi con la settima suonati su due corde
in forma di rivolto, partendo cioè dalla settima (successione delle voci: 7, T, 3, 5), ma privati della terza
in progressione, seguendo l'andamento della scala: anche qui, è possibile ottenere un effetto molto bello evidenziando perfettamente la sonorità della scala, a patto di andare perfettamente a tempo con la canzone; si possono sperimentare anche moduli ritmici alternativi a sestine e terzine: suonando quartine di sedicesimi, ad esempio, si genera un interessante spostamento ciclico degli accenti."
Per chiudere, John ricorda la bella esperienza dell'ultimo G3: "È stata un'esperienza davvero incredibile, sono diventato molto amico di Joe e Steve, ma penso che la cosa più bella sia stata vedere sullo stesso palco tanti musicisti incredibili suonare insieme: dopo i singoli set, infatti, per la jam finale ci raggiungeva gente come Billy Gibbons (memorabile la jam su La Grange), Paul Gilbert, Steve Lukather... Senza contare i vari Dave LaRue, Virgil Donati, Mike Keneally, Stu Hamm, Jeff Campitelli, Billy Sheehan che ci accompagnavano... Riguardo a Steve Morse, di cui, come avrete capito sono un grandissimo fan, ricordo un bell 'episodio risalente al periodo in cui frequentavo il Berklee College: Steve si trovava lì per una clinic, una situazione molto simile a questa, e, alla fine, sono andato a farmi autografare una foto; nella dedica mi ha scritto: To John, practice! L'ho preso veramente in parola e da quel giorno ci ho dato sotto!"
Dopo essersi congedato con un ultimo brano, John Petrucci si lancia nella solita estenuante session di autografi (... a parere di chi scrive, il suo più grande esercizio per la cura della plettrata e per la tecnica della mano destra: ne firma a centinaia senza sosta!) per accontentare i numerosi fan: peccato non aver avuto la possibilità di fare quattro chiacchiere sui dischi dei Dream Theater, sulla sua carriera solista e su tanti altri argomenti; ma, quando c'è di mezzo una major, business is business, quindi sarà per la prossima volta: intanto, cari lettori, godiamoci questa sfilza di succulenti esempi e trascrizioni appena sfornati, belli caldi!
Marco Cardona