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ROBBEN FORD CLINIC REPORT


Tratto da Axe 72, Dicembre 2002
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Sono un autodidatta, ho sviluppato la mia tecnica in maniera molto naturale”, con questa frase si apre la master class di Robben Ford al Saint Louis College of Music di Roma. Sin dalle prime battute Robben sembra propenso a trattare argomenti non propriamente tecnici; descrive il suo percorso musicale, dà consigli e risponde a qualche domanda proveniente dalla platea. Nel corso del seminario ha eseguito dapprima un blues da solo e poi, in compagnia di Lello Panico, un blues minore, Mercy, Mercy, Mercy di Joe Zawinul e un jazz blues maggiore.

Percorso musicale e influenze

“Ognuno ha i propri limiti, che possono spingerci in una direzione personale. I problemi tecnici possono darci la chiave per raggiungere un approccio personale. Un chitarrista può non essere un gran solista ed essere un buon chitarrista ritmico e viceversa. Forse dovremmo seguire le cose che ci vengono più naturali, andare in quella direzione, nessuno può saper fare tutto, è impossibile.

Il blues mi attraeva, quando ho iniziato c'erano tutti questi grossi chitarristi sulla scena che stavano diventando famosi: Clapton, Hendrix, Mike Bloomfield e B.B. King che aveva ampliato la sua platea, era un gran momento; allo stesso tempo volevo andare oltre col jazz e naturalmente, un po' come tutti all'inizio, essere capace di suonare veloce. I miei chitarristi preferiti erano Mike Bloomfield, Eric Clapton, B.B. King e Albert Collins.” Di Clapton gli piace moltissimo il modo in cui suona nel primo disco dei Cream e su quello coi Blues Breakers di John Mayall.

Piuttosto che ascoltare chitarristi ascoltavo sassofonisti, mi piacevano; questa è un'altra anomalia: imparare a suonare la chitarra ascoltando sassofonisti; non sono il primo, ma resta lo stesso un modo diverso di procedere. Albert Collins voleva suonare come un organo Hammond B-3, Clapton invece come un'armonica blues; a me il pick up al manico ricorda il sassofono tenore, un suono vicino alla voce umana, molto espressivo; quello al ponte, che ho iniziato a usare inconsciamente quando Miles Davis divenne il mio preferito, la tromba. Dunque i chitarristi non dovrebbero ascoltare troppo altri chitarristi! I sassofonisti che ascoltavo erano: John Coltrane, Wayne Shorter, Ornette Coleman e Archie Shepp, che era il mio preferito perché scriveva grandi pezzi. Mi piacevano questi sassofonisti degli anni '60 perché la loro musica era semplice e aveva una melodia accattivante, pochi accordi, pezzi modali; sono sempre stato attratto da forme musicali semplici: il blues e questo tipo di jazz.”

L'improvvisazione

“Mi piace pensare all'improvvisazione come alla pittura, è solo questione di colori e inflessioni, gli strumenti sono veramente semplici, si tratta soltanto di non suonare le note sbagliate; nel blues questo è facile perché alla base ci sono solo le cinque note della pentatonica minore. Di base abbiamo degli accordi e una scala che li attraversa, questo è tutto! Non ho mai imparato un sacco di lick, non so se perché ero pigro o furbo. Basta conoscere le cinque note della pentatonica su tutta la tastiera e suonare con queste a piacere, senza lick; così si ha il tempo, lo spazio e la libertà di avere una connessione emotiva con questi suoni. Ci sono anche altre note: la quinta diminuita e quelle della scala misolidia."

Ma vediamo il quadro completo del materiale a disposizione su un blues maggiore in tonalità di MI

spartito Robben Ford

Robben non cita le note dell'accordo e la scala pentatonica e blues maggiore, che tuttavia sono presenti nelle sue linee solistiche. Inoltre è importante sottolineare che:

  • Questo materiale va trasportato in LA e in SI per suonare rispettivamente sul IV7 e V7 di un blues in MI, stando però attenti sul IV7 (quindi sul La7), alla terza minore (do) che, come puntualizza Robben stesso, suona un po' "strana" essendo la quinta aumentata (o meglio sesta minore, chiamandola do) della tonalità. Meglio quindi evitare le fonti melodiche che contengono questa nota; anzi, sembra proprio che il IV7 non accetti di buon grado il materiale trasportato, preferendo le scale del I7 (specie la pentatonica minore con la sesta maggiore).
  • Di base, è anche possibile utilizzare soltanto le scale pentatoniche e blues minori del I7 (di MI) su tutti e tre gli accordi (improvvisazione orizzontale o key center approach), cosa che anche lui fa, ma una delle peculiarità del suo stile è il sottolineare spesso i cambi con fonti melodiche diverse per ciascuno dei tre accordi del blues.
  • Nell'improvvisazione orizzontale si possono usare pure le scale pentatoniche e blues maggiori del I7 (di MI) sugli altri due accordi a patto che si eviti la terza maggiore (sol#) sul IV7 (La7).
  • La terza maggiore non è (quasi) mai suonata netta, tranne che nei raddoppi jazzy; ci si arriva (quasi) sempre dalla terza minore con un bending, un legato o un glissato.
  • Le terze minori sono tirate microtonalmente (più o meno di un quarto di tono) per ottenere il classico colore blues.

Diverse volte, ford_axe72_ho cercato io stesso di incanalare il discorso in una direzione più tecnica chiedendogli di parlare ad esempio dello…

Sviluppo di un assolo

“Per sviluppare l'assolo devi stabilire una connessione emotiva con i musicisti che ascolti; impari il fraseggio e lo sviluppo del solo ascoltando altre persone, ma devi ascoltare quelli che sono focalizzati su questo; c'è un sacco di gente brava, John Coltrane è un ottimo esempio. Ho ascoltato un sacco anche Miles Davis, Paul Desmond e Jim Hall; è difficile imparare da musicisti che suonano molte note, si può apprendere molto invece da quelli che ne suonano meno.”

Semplicità

Meno penso meglio suono! Questo è il motivo per cui suono musica semplice. Il mio modo di suonare è cambiato quando ho smesso di compararmi e competere con altre persone e ho seguito la mia strada. Da giovane ero solito andare sul palco e suonare da schifo, provavo a suonare jazz con una Gibson L-5 a volume veramente alto, cose tipo Coltrane, ma non c'era gusto, né fraseggio, non sapevo cosa fare. Poi a un certo punto iniziai a suonare melodie, perché non conoscevo molti lick: un sacco di pentatoniche minori, evitando le note sbagliate, quindi mi sono allontanato dal jazz e riavvicinato al blues, da dove provenivo, ma ho mantenuto le cose imparate dal jazz e le ho portate nel blues trovando una strada personale per esprimermi.”

Blues minore

Riproviamo a tirargli fuori qualche informazione sulle scale utilizzate nell'assolo su un blues minore (in SIb!), ma ne ricaviamo poco o niente; accenna solo all'alterazione del I grado prima del IV grado della quinta misura.

spartito RObben Ford

Comunque, Robben tiene a sottolineare che queste sono solo informazioni, “l'importante è collegare queste informazioni al cuore, mettere queste due cose assieme, questo è ciò che io amo e voglio fare, e il cuore è l'unica cosa che fa la differenza e trasforma le informazioni in musica”.

Qui lo abbiamo beccato in un raddoppio, sempre su un blues minore, in cui evidenzia i cambi coi rispettivi modi dorici (la settima maggiore la sul Sibm7 è un'appoggiatura cromatica).

spartito RObben Ford

Nello stesso intervento solistico abbiamo scovato anche questa risoluzione V I in cui fa uso dell'arpeggio di settima diminuita di La sulla dominante Fa7.

spartito Robben Ford

Chitarra ritmica

“È triste, oggi è difficile trovare chitarristi ritmici in giro, ce ne sono veramente pochi”; gli piace Steve Cropper e suggerisce l'ascolto degli organisti per imparare e assorbire il giusto feel per l'accompagnamento.

Questo è un esempio d'accompagnamento con le guide tone (terza e settima dell'accordo) su un blues; semplice ed efficace. Attenzione: gli anticipi (accordi in levare) vanno suonati con la pennata in giù e la mano destra deve essere sempre in movimento sul groove (ottavi swing).

spartito Robben Ford

“Mi ci sono voluti anni per realizzare che nella ritmica la parola chiave è ritmo; la chitarra dovrebbe avere la stessa funzione del basso e della batteria, bisogna entrare in quella mentalità che è diversa: non riguarda né l'armonia, né la melodia, ma il ritmo; batteria, basso e chitarra devono suonare assieme, semplice e in the pocket. Un'altra cosa importante è la ripetizione, come il batterista che fa: tu cia, tu cia tutto il giorno, la chitarra fa la stessa cosa con le note. Vorrei spingere la gente a imparare accordi, io li ho imparati tutti da un libro di Mickey Baker, Jazz Chords Volume 1, (crediamo si riferisca a Mickey Baker's Complete Course In Jazz Guitar, Book I; nda) e ho cominciato a metterli nel blues; ho fatto anch'io un libro chiamato Rhythm Blues (Hal Leonard, 1992) che mostra come usare questi voicing nel blues, c'è quasi tutto quello che so sugli accordi.”

Quindi spiega dei voicing per quarte coi quali si cimenta con intere frasi blueseggianti; li sposta sulla scala pentatonica (e blues), o meglio, le note al canto delle armonie sono quelle della pentatonica.

spartito Robben Ford

Ciò è possibile anche con un voicing di tredicesima come quello del prossimo esempio.

spartito Robben Ford

Robben dice di non passare molto tempo con la chitarra in mano, ma è sempre immerso nella musica, scrivendo testi, canzoni al piano, ascoltando dischi, ogni cosa ha lo stesso valore. “La mia è semplicemente una vita musicale. Puoi imparare a suonare la chitarra senza avere lo strumento in mano. Fa sì che la musica entri dentro di te.”

Mimmo Langella

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