Come già avete saputo da questo sito e dalla pagina Facebook di Axe, il numero di settembre conterrà un'articolata intervista a Steve Vai, oltre ovviamente alla recensione del nuovo disco. Dato che l'occasione per intervistare Vai è stata la tappa italiana del G3 (Vigevano – PV, 22 luglio 2012), in redazione abbiamo deciso di completare l'articolo che apparirà sul cartaceo con il report dell'evento, e, perché no, con qualche curiosità sul "dietro le quinte" dell'intervista. Il tutto qui, sul sito. Quindi buona lettura, in attesa del numero di settembre!
In genere, le interviste vengono fissate in un luogo e ad un orario precisi. Probabilmente sarebbe andata così anche in questo caso, se non si fosse presentato un problema imprevisto: il conferimento a Steve della cittadinanza onoraria da parte del Comune di Dorno (PV), dove nacquero i suoi nonni paterni. Non sapendo di preciso quanto sarebbe durata la cerimonia, il management di Vai si è visto costretto a proporre appuntamenti con la stampa a orari solo indicativi, nel nostro caso intorno alle 18:30.
Sono quindi arrivato a Vigevano (da Brescia, dove abito) con largo anticipo, verso le 17. Curiosamente, tenendo conto dell'evento imminente, le vie della cittadina si mostravano semi deserte. Poi, appena giunto alla piazza principale, la sorpresa: gente ovunque, una decina di bar, tutti sostanzialmente al completo, e sul fondo della piazza una corposa fila di persone in attesa, di cui non riuscivo a vedere l'inizio. Avvicinandomi ho scoperto che si trattava dei fan di Vai, Joe Satriani e Steve Morse, incolonnati in direzione dell'ingresso del castello Sforzesco, dove di lì a poche ore i tre axemen si sarebbero esibiti.
Risolto qualche problema con l'accesso (in biglietteria non era stata consegnata la lista dei giornalisti accreditati), mi porto nel backstage. Sono da poco passate le 18. Dopo una ventina di minuti di attesa (vengo informato che nel frattempo Red Ronnie sta intervistando il little italian virtuoso), Steve viene accompagnato nella zona del catering, dove mi trovo. Una stretta di mano e veniamo condotti al piano superiore, in un salottino evidentemente destinato alle interviste. Sul divano fa bella mostra di sé una delle chitarre di Satriani. Non nascondo che, essendo fan di Vai, ma soprattutto essendo stato un vero Vai-maniac negli anni dell'adolescenza, l'emozione è grande. Gli confido che non solo ho acquistato la maggior parte dei suoi dischi, ma che nel mio setup non mancano una Ibanez Jem 7V, né un amplificatore Carvin Legacy prima versione (risalenti entrambi agli anni in cui cose di questo tipo non potevano che essere doni generosi di nonni e genitori). Lui sorride e ringrazia. Quanto si è detto nei successivi trenta minuti lo potrete leggere sul prossimo numero di Axe.
Ora passiamo invece al post-intervista. Di fianco alla zona del catering è stato allestito un piccolo set fotografico. I tre assi si prestano, fianco a fianco, agli scatti dei giornalisti. Ovviamente anche noi non perdiamo l'occasione di fare qualche foto.
Manca poco all'inizio del concerto, e i media vengono invitati a lasciare il backstage. Prima di spostarmi in mezzo al pubblico c'è però ancora tempo per salire brevemente sul palco, e dare un'occhiata ai tre (anzi, quattro, c'è anche quello di Dave Weiner, della band di Vai) setup chitarristici.
Il primo a esibirsi è Steve Morse, puntualissimo alle otto di sera. L'attesa per il suo set è tanta, anche perché è difficile vederlo dal vivo alle prese con il suo repertorio solista. L'entusiasmo viene però in parte raffreddato da un sound complessivamente piuttosto confuso, e nello specifico da un suono di chitarra a tratti tagliente e con problemi di "sferragliamento" sulle corde basse, in particolare sul palm muting. A completare il quadro un sole ancora alto nel cielo, che notoriamente non aiuta a creare la giusta atmosfera. I problemi sonori diminuiscono con l'andare dell'esibizione, e sugli ultimi brani Morse ritrova un buon equilibrio, ma ormai è già tempo di lasciare il palco a Steve Vai.
L'entrata di Vai è strepitosa, e la scaletta non delude i fan di vecchia data. Visto che in questo caso è lui al centro dell'attenzione axista, gli concediamo un po' di spazio in più e riportiamo l'elenco dei pezzi:
- The Audience is Listening
- The Animal
- Tender Surrender
- Building the Church
- Whispering a Prayer
- The Crying Machine
- For the Love of God
Come avrete notato, Steve non ha proposto alcun brano tratto da The Story of Light, il nuovo album in uscita in agosto.
L'esibizione procede senza il minimo errore sino a Whispering a Prayer, in cui qualche piccola imprecisione ci ricorda che Vai è un... essere umano, iniziavamo a pensare il contrario! Poi gli ultimi brani e la chiusura di una performance di livello assoluto tanto dal punto di vista musicale quanto da quello scenografico.
Sono giunte le 10 di sera, e Joe Satriani sale su un palco ormai circondato dal buio. I giochi di luce danno il meglio di sé, completando una performance già di suo ineccepibile. Satch si esibisce con la signature JS2400, a 24 tasti. Dai tre amplificatori testata e cassa di casa Marshall esce, come prevedibile, il suono più classic rock della serata. I pezzi sono scelti tra i più famosi del repertorio solista. Emoziona in particolare l'ottima esecuzione di Always with Me, Always with You. Il pubblico è visibilmente coinvolto, e sento dei ragazzi dietro di me che cantano a squarciagola i temi più melodici.
Intorno alle 23 parte la jam finale. Come da tradizione, i brani selezionati sono pezzi rock di importanza storica. L'apertura è affidata a You Really Got Me dei Kinks. Si passa quindi a White Room dei Cream (con conclusione tratta da Sunshine of your Love), poi Rockin’ in the Free World di Neil Young. Morse sembra aver risolto in gran parte i problemi che hanno afflitto l'esibizione solista, e duella alla pari con Satriani e Vai.
In conclusione, una giornata da ricordare, grande musica e una folla di appassionati (circa 5000) che ci ricordano quanti, anche in Italia, amino i grandi chitarristi. Oltretutto queste sono esperienze che ti fanno venire voglia di suonare. A proposito, è un po' che non uso la mia JEM...
Pierluigi Bontempi