Moltissimi chitarristi e bassisti, dilettanti e non, sono da sempre alla ricerca dell’Action Magica. Il cavaliere coraggioso che si avventura alla sua ricerca si chiama Neck Relief. Andiamo a conoscerlo meglio. Quando la corda di una chitarra vibra, si muove entro uno spazio all’incirca ellissoide (detto fuso, è la forma di un pallone da rugby mooolto allungato) con ampiezza massima al centro e nulla nei punti di ancoraggio (capotasto e ponte). Se la corda viene sollecitata a vibrare più ampiamente della distanza che la separa dalla tastiera, vi sbatte contro con le seguenti conseguenze: limitazione del volume sonoro, rumore e/o ronzio, smorzamento di alcune vibrazioni secondarie (armoniche) che concorrono a creare il timbro. Questo “sbattimento” è in genere del tutto indesiderato, se non in modo voluto e controllato come nel caso dello slapping.
Per permettere alla corda di vibrare liberamente, allo stesso tempo discostandosi dalla tastiera il meno possibile, il profilo della tastiera stessa dovrebbe in teoria seguire la curva di massima ampiezza che la corda disegna nell’aria quando viene pizzicata con la forza desiderata. Questa forza varia ovviamente a seconda dello stile del musicista: dal cool-jazz al punk-rock l’energia di sollecitazione della corda ha una variazione notevole.
A) generare nella tastiera una certa curvatura;
B) controllare accuratamente questa curvatura, perché la maggior parte dei chitarristi vuole la botte piena e la moglie ubriaca, cioè poter picchiare come pazzi sulle corde senza sentire ronzii (buzz) e avere le corde raso-terra per far meno fatica. Come far bere la moglie senza svuotare la botte per ottenere l’action desiderata? I fattori in gioco sono:
- la regolazione della barra di tensionamento (truss rod);
- l’altezza delle sellette del ponte (assunto che l’altezza delle corde al capotasto sia giusta);
- la regolarità dell’altezza dei diversi tasti, eventualmente difettosa per usura o cattiva installazione;
- la tensione e il diametro delle corde;
- la forza con la quale si suona.
Per controllare la curvatura del manico si deve premere la 6ª corda (mi basso) al primo tasto e, con l’altra mano, all’ultimo. Guardiamo la distanza che resta (se ne resta) al centro del manico tra la corda e un tasto: deve essere compresa all’incirca tra due decimi di millimetro e un millimetro. Questa distanza misura il cavalier Neck Relief!
Ripetiamo la misurazione con la 1ª corda per verificare che vi sia la stessa misura (se così non fosse saremmo di fronte a un grave problema di twisting, cioè il manico si sarebbe storto avvitandosi sul suo asse). Per la regolazione della curvatura, è piuttosto inutile prescrivere misure assolute poiché la relazione tra i cinque fattori prima elencati rende necessaria, se effettuata manualmente, una compensazione empirica. Più il manico è curvo, più le corde sono distanti dai tasti, più possono vibrare liberamente e non risentire di piccole differenze di altezze tra i vari tasti, più le si può suonare forte senza ronzii. Di contro, l’action è più alta ed è più faticoso spingere le corde, senza contare le micro-stonature che derivano dalla maggior tensione che hanno quando raggiungono il contatto col tasto.
Bisogna trovare la regolazione dell’azione del manico per ottenere un personale compromesso tra suonabilità, volume, timbro e ronzii su alcuni tasti. Per far questo si agisce sul famigerato “truss rod”, l’entità misteriosa che dai sotterranei della chitarra può agire contro o a favore del cavalier Neck Relief. Ma impareremo a conoscerlo nella prossima puntata…
Luca Cesaroni