Maurizio Lazzaro
Ci sono musicisti con cui non ho mai avuto a che fare direttamente, il cui nome e fama hanno però accompagnato la mia vita “in parallelo” con la stessa presenza di una reale frequentazione. Maurizio Lazzaro è uno di questi.
Da poco tempo se n’è andato, lasciando quel senso di stupita ingiustizia che sempre ci assale l’animo quando la scomparsa di una persona capace e stimata, fin lì data per scontata nel mondo, nella cultura e nella passione cui apparteniamo, ci fa prendere contatto con l’ineffabilità delle cose della vita.
Maurizio Lazzaro era un jazzista di solida scuola, un chitarrista eccellente e un docente storico delle migliori scuole della capitale. Aveva collaborato con i più noti musicisti della scena jazz: da Maurizio Giammarco a Roberto Gatto, da Toots Thielemans a Bruno Tommaso, e, rispondendo ai suoi interessi musicali ad ampio spettro, anche Giovanna Marini, Paolo Pietrangeli e tanti altri. La sua chitarra è incisa nei dischi dei Libens, nelle colonne sonore di Nicola Piovani e Gianni Ferrio, presente in tanti spettacoli teatrali e tv. Alla carta stampata aveva dato il libro Doctor Guitar e da qualche tempo aveva scoperto la passione per la musica araba e l'oud. Ma l’attività per cui, sono certo, lascia il maggior vuoto è quella di maestro, di musica e spesso di vita, di tanti chitarristi.
Su Axe di dicembre, nelle parole di chi l’ha conosciuto per lavoro o per studio, il compito di ricordarlo degnamente.
Fabrizio Dadò