Non crediamo di sbagliare affermando che ogni nuovo lavoro di Greg Howe ci sembra migliore di quello precedente, fatto, se non inconsueto, per lo meno non scontato nel panorama della chitarra rock fusion “formerly known as shred”. La sua ottava fatica solista, Sound Proof (Mascot Records), conferma il percorso di maturazione artistica del virtuoso di Easton, in Pennsylvania, mentre la qualità tecnica del suo playing non conosce flessioni di sorta dall’uscita del primo omonimo disco nell’88 per la Shrapnel Records. Insomma, vent’anni non sono passati invano per questo musicista che vanta inoltre fior di collaborazioni, da quelle “in tema” con Vitalij Kuprij, Dennis Chambers o Richie Kotzen a quelle che testimoniano la sua versatilità ad ampio raggio, pop commerciale incluso per aver prestato servigi alle corti di Michael Jackson, Enrique Iglesias e Justin Timberlake.
L’uscita di Sound Proof è accompagnata da un tour della Greg Howe Band che toccherà anche l’Italia. Potrà anche non essere più di gran moda in un mondo di chitarristi LCD caratterizzati da jeans griffati, ritornelli sanremesi con Rectodistorsione e produttore al seguito, gente un po’ sordida che ha cancellato in pochi anni il gusto di “saper” suonare la chitarra e qualsiasi traccia d’assolo rock che possa dirsi tale (fosse una scelta artistica, capiremmo; ma serve solo a spianarsi la strada verso un pubblico un po’ gonzo). Per noi Greg resta un colosso shreddin’ cui non può mancare la copertura editoriale più completa da parte della rivista che accompagna fin dai primi numeri. L’intervista che segue è stata raccolta dal chitarrista squisito nonché nostro collaboratore della prim’ora Alessandro Benvenuti. [f.d.]
Ehi Greg, eccoti di nuovo sulle pagine di Axe!Ogni volta per me è un vero piacere essere vostro ospite, ormai è diventato un appuntamento graditissimo!
Complimenti per il tuo nuovo CD!Grazie mille, ne vado molto orgoglioso. Sarebbe dovuto uscire un paio di anni fa, ma sono stato sempre molto impegnato, e non avevo mai tempo per le registrazioni.
Ho notato che, a differenza degli altri tuoi CD, Sound Proof sembra molto meno un disco di un chitarrista strumentale, e molto di più un lavoro di una vera e propria band.Questo perché ho avuto finalmente la possibilità di avere una vera e propria band. È una nuova formazione composta da musicisti che sono relativamente degli sconosciuti. Ho voluto usare musicisti giovani ed emergenti, perché volevo una ventata di nuova energia e anche perché volevo gente disponibile per venire in tour con me. In passato, con Victor Wooten e con Dennis Chambers [bassista e batterista con cui il chitarrista ha inciso Extraction, 2003; ndr] non ho avuto la possibilità di suonare live o di fare delle prove per registrare un CD. Questa volta ho voluto una formazione fissa e affidabile. Al basso c’è Jon Reshard, che ormai conosco da 5 anni, e con il quale avevo già suonato live in qualche occasione. Dave Cook [tastierista] aveva già suonato qualche parte su Extraction. Il batterista invece è un ragazzo italiano che sta spesso a Los Angeles. Il suo nome è Gianluca Palmieri. Ho fatto delle audizioni per trovare un batterista per la mia band, e appena l’ho sentito ho capito che lui era quello che cercavo.
E quali sono le doti fondamentali che ricerchi in un musicista?La cosa più importante è la disponibilità e il feeling a livello personale. Insomma, ci deve essere una buona armonia all’interno della band. Questo è fondamentale se si sta a contatto 24 ore al giorno, come quando si registra un CD o quando si parte per un tour. È ovvio che i componenti della band devono avere groove e una buona tecnica di base.
Su Sound Proof, hai dato molto spazio anche agli altri musicisti.Sì, in ogni brano ho voluto che contribuissero con degli interventi solistici, perché le tracce si prestavano a questo tipo di approccio.
Ho notato che molti dei soli di Jon Reshard contengono elementi del tuo stile e tecniche simili a quelle che spesso usi anche tu: l’uso frequente di barré, il tapping e l’uso di frasi legate piene di cromatismi…[Greg ride compiaciuto] Sì. È vero, e anche io l’ho notato. Penso che Jon sia influenzato dal mio playing e, visto che è un bassista molto innovativo, credo che voglia suonare sul basso cose che per il suo strumento sono inusuali. Penso che voglia cercare di evitare il tipico feel “staccato” del basso per dedicarsi a qualcosa di più legato e in qualche modo chitarristico. Sicuramente stare a contatto con me gli ha dato un input che cercava per differenziarsi dagli altri bassisti.
Puoi descriverci le fasi della realizzazione di Sound Proof?Messa insieme la band, abbiamo provato per qualche settimana e poi siamo partiti per San Francisco dove il disco è stato registrato quasi interamente [al Prairie Sun Studios]. Le tastiere e gran parte delle chitarre sono state registrate nel mio studio a Long Beach. Il missaggio è stato fatto a New York in uno studio chiamato The Bubble. È stato fatto tutto in pochissimo tempo e alcune canzoni sono state scritte addirittura in studio.
In passato, hai riarrangiato sui tuoi CD brani storici come La Villa Strangiato [Rush], I Wish [Stevie Wonder], Proto Cosmos [Alan Pasqua], Just Kiddin’ [Michel Camilo] questa è stata la volta di Tell Me Something Good [Stevie Wonder]. Come hai scelto questa canzone per il tuo ultimo progetto?Stavolta abbiamo scelto questo brano perché, mentre eravamo in studio a San Francisco, ci siamo accorti che non avevamo abbastanza materiale per un CD completo. Molto spesso, mentre gli altri registravano, io tornavo in hotel a scrivere qualche brano. Il disco è stato fatto molto in fretta, e non sapevamo bene quanto materiale avessimo. Un giorno, mentre si stava scaldando, Dave Cook aveva accennato le note di Tell Me Something Good, e qualcuno nella band ha suggerito di suonare quella canzone come cover. L’ho trovata un’idea meravigliosa, ed è stato interessante farla diventare un brano strumentale. Inoltre tutti nella band amano Stevie Wonder e conoscevano questa canzone.
Il tuo modo di suonare può essere paragonato a un buon vino: col passare degli anni sembra migliorare!Grazie mille! Be’, non so se è migliorato, ma sicuramente c’è stata una evoluzione. Penso che ora sia più creativo che in passato, e sicuramente col passare del tempo il mio modo di suonare ha preso una direzione più jazzistica, anche se non penso di poter essere definito un musicista jazz.
Come ti sei avvicinato a questo tipo di fraseggio?Non ho avuto una formazione jazzistica, e non ho studiato standard o metodi didattici.
Allora da dove vengono tutte quelle frasi cromatiche e quei fraseggi out?Semplicemente dall’ascolto. Non ho mai trascritto le frasi dai dischi, ma ho ascoltato con molta attenzione il fraseggio di grandi musicisti come Scott Henderson, John Scofield, Larry Carlton, e nel corso degli anni il mio fraseggio è andato in quella direzione, in maniera molto naturale.
Riesci ancora a trovare il tempo per esercitarti sullo strumento?Più si ha successo e più difficile diventa dedicare tempo allo strumento. Al momento non mi sto dedicando allo studio della chitarra come facevo una volta. Diciamo che quando ho qualche ora libera la impiego per mantenermi in allenamento, e non per approfondire aspetti nuovi come facevo un tempo. Mi piacerebbe molto poter avere il tempo di studiare qualcosa in modo sistematico per progredire con lo strumento.
Puoi descrivere il set up usato per le registrazioni?Ho usato principalmente un paio di chitarre: una Snapper [una ESP prodotta per il solo mercato giapponese, molto simile a una Stratocaster; nda] per i suoni crunch. Ha un suono fantastico, e non so neppure che pickup siano montati su questa chitarra. Per le parti solistiche ho usato la mia ESP Custom blu, con cui suono la maggior parte delle volte. Su questa chitarra è installato un pickup DiMarzio costruito per me da Steve Blucher, che io chiamo Sunny Caster; ma non è in commercio, essendo un prototipo fatto secondo le mie esigenze. Sto usando le mie vecchie ESP anche nei live, ma non ho più nessun rapporto con la ESP a livello di endorsement. Attualmente sto lavorando alla progettazione di un mio modello signature, con una azienda di cui non voglio dire il nome. Presto mi vedrete con questa nuova chitarra, e lo scoprirete. Come amplificatore ho usato un Cornford MK50H. Sono innamorato di questo ampli. Per la prima volta non ho avuto bisogno di nessun tipo di pedale per avere il suono che cercavo. La distorsione è già perfetta, e ho abbandonato il Tube Screamer [Ibanez] che ho sempre usato sui miei suoni lead. Come microfono ho usato il solito [Shure] SM57 su una cassa 1x12”.
E che cono utilizzi?Mmh… non ne sono sicuro, ma dovrebbe essere un Celestion Greenback.
Quale preamplificatore microfonico hai usato?Niente di sofisticato o costosissimo: sono entrato direttamente nel mio mixer Mackie, dal quale di solito equalizzo il suono della chitarra, prima di inviarlo al software musicale.
Che tipo di software?Le registrazioni di San Francisco sono state fatte con [Digidesign] Pro Tools, ma per registrare le chitarre ho usato [Steinberg] Nuendo. Fino a ora ho sempre usato questo software e mi ci trovo a mio agio, ma penso che molto presto passerò a Pro Tools, con il quale è più facile interagire con altri studi di registrazione e altri artisti.
Hai nuovi progetti per il futuro?Negli ultimi tempi sono stato molto impegnato nella realizzazione di un sito web didattico [www.ghworkshops.com] , e continuerò a dedicarmi a questo progetto anche in futuro. Sarà incentrato su alcuni argomenti che di solito vengono trascurati dagli altri siti didattici. Si parlerà molto della creatività: come comporre canzoni, come arrangiarle ed essere creativi. Come trovare l’ispirazione per scrivere una canzone, come costruire una sezione ritmica, e come usare un software musicale, ecc. Insomma tutte quelle cose che servono per diventare un artista completo. Non ci sarà troppo spazio dedicato a lick e tecnica, visto che ci sono già moltissimi libri e siti che trattano esaurientemente questi argomenti. Penso che ci siano tantissimi musicisti di livello avanzato interessati ad approfondire argomenti più complessi, che solo un professionista può trasmettergli. Ci saranno anche altri artisti coinvolti in questo progetto, come Carl Verheyen, Richie Kotzen, e molti altri che si aggiungeranno col passare del tempo. Penso che sia interessante portare l’esperienza di chitarristi affermati e scoprire in maniera più profonda il loro modo di essere creativi.
Pensi di fare un tour per promuovere Sound Proof?Certo! Stiamo allestendo il tour in questi giorni, e sicuramente ci vedremo in Italia molto presto, con la mia band!
Alessandro Benvenuti