immagine rappresentante un chitarrista

PRS SANTANA SE


Tratto da Axe 164, Giugno 2011
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L’endorsement di Carlos Santana iniziò la fortuna di Paul Reed Smith come costruttore di chitarre elettriche a metà anni ‘80 e ancora oggi il suo nome, cui si sono aggiunti negli anni tantissimi altri endorser, troneggia nel catalogo PRS.

Ai modelli americani si affiancò nel 2001 l’ottima serie SE, costruita in Corea con un’invidiabile qualità e gran rispetto per i dettami della Casa, offerta a prezzi incredibilmente contenuti. Proprio il modello Santana SE aprì la nuova serie, arricchitasi in seguito di repliche dei più diffusi strumenti PRS, testati a più riprese su queste pagine.

Seguirono altri modelli con il nome del prestigioso endorser: Santana SE II e Santana Shaman, ispirate al classico disegno PRS Custom, e quindi la limited edition Santana SE One Abraxas, sulla base della Single Cut e con un unico pickup stile P 90 al ponte.

La nuovissima Santana SE porta finalmente il disegno e le specifiche del corrispondente modello USA alla portata di tutte le tasche dei fan del melodista messicano. Abbiamo quindi sagoma del body a doppia spalla mancante lievemente asimmetrica, con fondo in mogano e top in acero, scala da 24 1/2”, quindi un poco più corta della tipica Gibson da 24 3/4” (la scala originale e più utilizzata sulle PRS è quella cosiddetta “ibrida” di 25”), due pickup humbucking, ponte vibrato su licenza PRS. La chitarra viene fornita di serie con una bella custodia morbida imbottita.

Costruzione

La cassa dell’esemplare in prova (gentilmente messo a disposizione dal fornitissimo negozio Your Music di Roma) è costituita da tre pezzi di mogano molto ben accostati e sormontati da un top realizzato con altrettante tavole di acero; un’impiallacciatura in acero fiammato completa il top sui modelli con finitura trasparente. La Santana SE è offerta nei colori Orange, come quella in prova, Santana Yellow e Black. Considerevole lo spessore dell’acero usato, che nel punto più alto raggiunge il centimetro e mezzo. Il top è appena arcuato sui bordi, senza raggiungere la bella bombatura del modello USA e restando pressocché piatto al centro. Assente un binding vero e proprio, la cui presenza è simulata esteticamente lasciando di colore naturale la sezione laterale del top, ad eccezione del cutaway inferiore, molto smussato. La finitura, presumibilmente ai poliesteri, è spessa ma non eccessivamente pesante; comunque a questi prezzi non si può chiedere di più...Il manico è in un sol pezzo di mogano con paletta lievemente inclinata.

La tastiera è in palissandro un po’ poroso ma di qualità sufficiente; i 22 tasti jumbo sono molto ben lucidati e rifiniti, soprattutto se si considera la fascia di prezzo dello strumento, mentre il capotasto in materiale autolubrificante presenta gli spigoli laterali un po’ taglienti e andrebbe rifinito meglio. I segnaposizione Old-School in plastica simil-madreperla hanno la tipica foggia progressiva di uccelli in volo.

Morbidissime e precise le meccaniche sigillate marchiate PRS.

Il ponte offre il caratteristico design della Casa, ma appare realizzato con materiali un po’ meno pregiati di quelli usati sui modelli USA, con particolare riferimento alle sellette; conta su sei viti/piloncini, quattro molle e funziona egregiamente, com’è usuale sulle PRS, grazie anche alle quote di manico, paletta e meccaniche rispetto alla cassa e alle corde; la leva si inserisce a baionetta e se ne possono regolare altezza e gioco grazie a una piccola brugola.

Pickup

Passando all’elettronica, gli humbucker sono due PRS Designed SE 245, gli stessi che si trovano su altre SE; sulla Santana offrono le bobine nero/crema a vista. Misuriamo 8,1 kOhm di resistenza degli avvolgimenti per l’unità al manico e 10,6 kOhm per quella al ponte: valori un po’ più alti di quelli vintage style e rispetto alla posizione al manico della non più prodotta Santana 3 USA, dove misurammo (vedi test su Axe n.75) 6,75 kOhm; ma, come vedremo più avanti, va bene così...Presenti un selettore dei pickup a 3 posizioni, controlli master di volume e tono; il vano elettronica è schermato con vernice conduttiva; notiamo che i potenziometri da 500 kOhm sono di buona qualità, mentre il selettore appare un po’ economico.



Un bijoux da suonare

La Santana SE è sottile e leggera (kg 3,34 per l’esemplare in prova), maneggevole, equilibrata nella distribuzione del peso, un vero bijoux tra le braccia, anche se la scarsa superficie d’appoggio sulla coscia, quando si suona seduti, ricorda l’instabilità di una Gibson SG: sono strumenti che si apprezzano di più stando in piedi...La sensazione di confort è ulteriormente rafforzata nel playing dalle proporzioni del manico, consistente ma comodissimo, dalla qualità della tastiera e dalla scala più che corta; due misure classiche rivelano larghezze di 42,7 mm. al capotasto e 52,7 al 12° tasto. Il tutto fa sì che suonare la Santana SE sia una vera pacchia praticamente per qualsiasi genere e stile esecutivo, dal blues allo shred. Andare velocissimi e molto precisi è facile, l’action è perfetta così come la chitarra ci è stata consegnata, e le note non perdono mai vitalità ed espressività in alcun punto della tastiera, men che meno nella zona alta, così cruciale per i bending e il vibrato dell’istintivo endorser. Per capirsi, il passaggio in rapido confronto a una Les Paul, per quanto ben regolata, obbliga a togliere “un paio di marce” alle nostre dita...

Chiare, fresche e dolci note

Il suono acustico del modello in esame è leggero, quindi non molto pieno sulle basse, ma fresco e ben presente sulle dolcissime medio-alte cariche di sustain che sono alla base del Santa-sound.

La muta di corde di serie è una .009-.042, come Mr Devadip comanda, ma noi non ci penseremmo più di un minuto a montare delle .010-.046, e anche lo spessore delle note ne guadagnerebbe qualcosa.

Passando all’amplificazione, la Santana SE mantiene al primo impatto le promesse sonore contenute nel nome. La relativa potenza dei pickup conferisce quel pizzico di pienezza in più al sound naturale dello strumento che non guasta. Note dolci, piene e definite, ben equilibrate in tutta la gamma di frequenze, con bassi presenti ma frenati e senza asprezze in alto, vengono regalate dal pickup al manico nei suoni clean, su cui possiamo azzardare frasi e accompagnamenti jazzistici senza alcun problema. Se il clean è bello, passando al crunch le cose si fanno anche più interessanti: è proprio lui, il suono di Carlos, anche se ovviamente in versione “compatta”, non ricchissimo di overtones, ma comunque melodioso e canterino, carico sulle medio-alte, incredibilmente verosimile! Anche il pickup al ponte rispecchia le sonorità più aggressive del chitarrista latin rock per eccellenza, aperto e potente, con un certo grado di “nasalità”, ma senza assolutamente eccedere.

Rispetto a una chitarra stile Les Paul o anche alle stesse SE Single Cut, il suono è meno grosso, meno roboante, ma con una forte personalità timbrica, un drive che in assolo non viene mai a mancare e mette gioia tra le dita. Ricordando la citata scioltezza esecutiva consentita da manico e tastiera di questa SE, per il solista rock o fusion ci sembra tra le cose migliori offerte oggi dal mercato per questa tipologia di strumento e a questo prezzo.

Abbiamo saggiato la nuova Santana anche in ambiti più duri, dove la dolcezza impressa da costruzione e scala non permette di superare certi limiti: l’aggressività c’è, ma mancano le medio-basse “serie” e c’è il rischio di non avere abbastanza granito per i power chord; questo è uno strumento canterino e brillante, veramente soulful (in questo ricorda davvero la Santana 3), con i bending sui cantini che restano in piedi finché si vuole e per di più cambiano nuance timbrica seguendo l’eventuale vibrato, qualità tutt’altro che scontate su strumenti di questa classe. Per il resto, la Santana è a suo agio anche nell’accompagnamento pop-rock classico, pulita e chiara anche sotto distorsione. Utile per certe situazioni e senz’altro caratteristico, ma non sempre convincente, il suono della coppia di humbucker usati insieme, molto nasale e svuotato, al punto che sospettiamo una voluta controfase tra le due unità.

Intimità

In conclusione, uno strumento bello e risonante, la cui versatilità supera il genere di riferimento dell’endorser e apre senz’altro questa sorprendente Santana SE al mondo professionistico. L’unico punto relativamente migliorabile può riguardare i pickup di serie, lievemente duri sulle medie e riottosi a raccogliere la complessità timbrica dello strumento; la sostituzione con pickup simili ma di qualità migliore, senza stravolgere la sonorità della chitarra, sarà una comprensibile tentazione per i fortunati possessori della nuova Santana SE, che potranno così carpire anche i segreti più intimi del loro strumento.

Fabrizio Dadò

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