ERIC CLAPTON TRIBUTE STRATOCASTER LIMITED EDITION
Una chitarra da 23.000,00 (sì, ventitremila!) euro!
Tratto da Axe 118, Febbraio 2007
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La Stratocaster è indubbiamente la chitarra elettrica più conosciuta, ma alcune Stratocaster sono più famose di altre e Blackie è certamente una di queste. La storia dello strumento risale al 1970, quando Clapton acquista, in USA, diverse Stratocaster usate a circa $ 100 l’una. Tornato nel Regno Unito, dona alcuni esemplari ad amici, come Steve Winwood; decide quindi di selezionare le parti preferite di ognuno dei tre rimasti per assemblare il proprio strumento ideale. Si tratta di due chitarre nere e una rossa costruite fra il 1956 e il 1957.
La sua scelta cade sul corpo nero di una ’56, il manico a V di una ’57 e le parti elettriche della terza.
Non sappiamo da quale delle chitarre abbia preso i pickup e da quale il manico, né se fossero entrambe del ’57, ma sembra certo che, avendo deciso di regalare a Pete Townshend degli Who l’altra nera, abbia generosamente riservato al collega il corpo meno rovinato (questa chitarra è poi entrata nella collezione di John Entwistle).
Da quel momento la chitarra assemblata dall’ex-Cream, battezzata Blackie, sostituisce la Stratocaster usata precedentemente, un esemplare sunburst del 1956, noto come Brownie, usato per la registrazione del celebre album Layla And Other Assorted Love Songs. Nei dischi successivi, fino a circa metà degli anni Ottanta, la voce principale di Eric è quella di Blackie, con Brownie come strumento di riserva o usato per le parti con il bottleneck in accordatura aperta, alternata alla vecchia Gibson ES 335 TD rossa del ’64, che il chitarrista possiede dai tempi degli Yardbirds.
La prima apparizione video di Blackie è in occasione delle riprese per The Last Waltz di Martin Scorsese, concerto d'addio della Band, in cui si può apprezzare il suono incisivo dello strumento.
Nella seconda metà degli anni Ottanta, quando la Fender mette in produzione un modello signature dedicato a Clapton, con il profilo del manico basato su quello di Blackie e pickup Lace Sensor, con un mid-boost per ottenere più corpo in saturazione, il chitarrista usa sempre meno la vecchia chitarra, ritenendo la tastiera troppo consumata.
Attualmente la Fender produce due versioni dedicate a Slowhand, la Eric Clapton Model, con pickup Noiseless e mid-boost di 25 dB, e la Eric Clapton Signature, nella serie Custom Artist, simile ma a cura del Custom Shop Fender.
Blackie venduta all’asta nel 2004!
Nel 2004 Eric Clapton mette all’asta da Christie’s, a new York, la crema delle sue chitarre, comprese Blackie, Brownie, la Gibson ES 335 TD, varie altre Stratocaster e diverse Martin. Il ricavato va al Crossroads Centre di Antigua, fondato dal chitarrista nel 1997 per la cura delle tossicodipendenze.
Blackie è acquistata per la cifra astronomica di $ 959.000 dal Guitar Center, una catena di negozi con filiali in tutti gli Stati Uniti. Nel 2006 Guitar Center mette Blackie a disposizione dei tecnici del Custom Shop Fender per la realizzazione, nella serie Tribute, di una replica accurata in ogni dettaglio in edizione limitata (fra l’altro i tecnici della Fender sembra che abbiano trovato lo strumento ancora suonabile e in condizioni migliori di come lo descriveva Clapton).
Il risultato è una copia fedele fin nel più piccolo graffio, offerta in soli 275 esemplari, dei quali 185 riservati al mercato USA; per cui stiamo parlando davvero di un’offerta dedicata a pochi collezionisti e destinata ad aumentare di valore negli anni a venire. Valore che già adesso, con quotazioni che superano i $ 20.000 sul mercato USA, riserva il privilegio di entrarne in possesso a una schiera molto ristretta di eletti (quelle distribuite a novembre 2006 nelle varie sedi del Guitar Center, attualmente risultano già tutte vendute!).
Prova dello strumento
Informati della presenza di una di queste rare chitarre presso l’Emporio Musicale di Siena, ci siamo precipitati di corsa per un assaggio approfondito di quella che si annuncia come una vera prelibatezza sonora. Dopo aver provato alcuni amplificatori disponibili scegliamo un Fender Super Reverb-Amp, non una delle repliche più riuscite, ma abbastanza rappresentativo del classico pulito Fender da consentirci una valutazione attendibile.
Ed ecco la celebre Blackie, o meglio il suo clone, finalmente sulle nostre ginocchia, con la vernice mancante su vaste porzioni del corpo, la paletta scurita dal fumo di infinite sigarette, la tastiera “consumata” ad arte, e graffi e piccole crepe ovunque, con perfino alcuni punti ritoccati con il pennarello, come probabilmente fece a suo tempo Eric sull’originale (ovviamente non abbiamo la vera Blackie per controllare ogni dettaglio, ma ci fidiamo…).
La chitarra è piuttosto leggera, maneggevole, con il profilo del manico molto comodo e leggermente più sottile di quanto ci saremmo aspettati. Meccaniche, battipenna, coperchi dei pickup, ponte (bloccato, in quanto Eric non usa la leva), tutto è invecchiato con cura e in modo credibile.
Suonata da spenta, la chitarra ha una risonanza eccellente, con una dinamica ottima e sostegno da vendere, nonostante il manico sia praticamente dritto, privo di rilievo; se fosse nostra - sigh - un'allentatina al truss-rod la daremmo senza dubbio: ne guadagnerebbe ancora in sostegno, calore e volume sonoro. Nonostante il manico “troppo dritto” per i nostri gusti, le corde non frustano neanche nelle ultime posizioni e vibrano libere, con un timbro chiaro e brillante.
Dal punto di vista acustico Blackie ci ricorda molto la Rory Gallagher Tribute testata su Axe n.109 (insieme ai modelli Eric Johnson e Mark Knopfler), sia come capacità di sostegno, sia come risonanza, anche se con un colore sonoro diverso, in questo caso decisamente più brillante e con meno enfasi sulle medie, con buon corpo sui bassi e acuti frizzanti ma non privi di dolcezza.
Collegata all’amplificatore, Blackie mostra una sensibilità al tocco davvero ottima, con un timbro che rispecchia fedelmente quanto suggerito dall’uso prettamente acustico. Bassi pieni e caldi, medie presenti ma piuttosto chiare e acuti argentini e cristallini con ottimi armonici e ferrosi quanto basta, senza asprezze e mai taglienti in modo fastidioso.
I valori dell'avvolgimento dei pickup, che sono costruiti ad imitazione di quelli dell’originale esclusivamente per questo modello, sono relativamente bassi: 5,35 kOhm per quello al manico e il centrale e 5,29 kOhm al ponte. Anche se fossero esemplari originali del ’56, con valori del genere, sarebbe lecito aspettarsi un suono piuttosto sottile e secco, ma evidentemente i tecnici della Fender hanno posto particolare cura nella scelta delle calamite e nella realizzazione degli avvolgimenti; soprattutto, il calore deriva in massima parte dall'eccezionale risonanza dei legni usati. La chitarra suona molto bene e ha un carattere più acustico rispetto a molte Stratocaster recenti, di nuovo ricordando molto la Rory Gallagher.
La presenza nella saletta di un combo Marshall DSL 401 ci permette di constatare come la chitarra sia anche capace di notevole grinta e un carattere aggressivo senza perdere in eleganza del timbro o in dinamica, con ogni sottigliezza del tocco riprodotto con prontezza, caratteristica che rende semplice essere espressivi anche con fraseggi veloci e che consente di cogliere ogni sfumatura del vibrato impresso alle note. Una chitarra tanto duttile e pronta a reagire alle intenzioni del musicista non è affatto comune!
Da notare che, come tutte le chitarre veramente buone, tende a imporre il proprio carattere sonoro indipendentemente dall’amplificatore usato, in parte mettendone a nudo le mancanze, ma nello stesso tempo rendendole meno rilevanti, come compensandole con la propria ricchezza armonica. Considerando che con una piccola messa a punto questa chitarra suonerebbe anche meglio, non possiamo che ammettere che, per quanto riguarda la serie Tribute, alla Fender sanno come ricreare il carattere dello strumento da clonare.
Chiaramente in questo caso non è possibile alcuna valutazione del rapporto qualità/prezzo con i parametri ordinari. Pur avendo ognuna una voce propria e inconfondibile, definiremmo la Rory Gallagher Tribute e la Blackie due sorelle entrambe dotate di molto fascino, ma la differenza di prezzo è davvero enorme. In ambedue i casi è evidente la cura posta nella selezione dei legni per ottenere un ben definito carattere sonoro, ma la Gallagher è intesa come ricreazione generica, senza la pretesa di fare di ogni esemplare un clone esatto dell’originale, accettando una lieve differenza estetica fra una chitarra e l’altra come ampiezza e dettagli, ad esempio, della “sverniciatura” del corpo e altri particolari; nel caso della Blackie si è voluto riprodurre ogni minimo dettaglio; inoltre si è limitata la produzione realmente a pochi esemplari, facendone essenzialmente un oggetto da collezione che, quasi incidentalmente, suona anche bene.
Si può dire che la Rory Gallagher Tribute è intesa come riproduzione di un suono caratteristico e del feeling generale di uno strumento specifico, senza ambire a criteri elitari particolarmente esclusivi, mentre la Eric Clapton è essenzialmente uno strumento che intende riprodurre esattamente un particolare esemplare, di conseguenza con un lavoro manuale molto esteso e dettagliato, indubbiamente frutto di costose ore di lavoro specializzato e, a quel punto, vista la cifra richiesta, doveva per forza suonare anche bene.
La Eric Clapton Tribute a confronto con la Eric Clapton Model
Prima di tutto, rispetto alla Eric Clapton Tribute, si avverte nella Eric Clapton Model il peso un po’ maggiore. Il manico, per quanto molto simile come profilo, risulta meno naturale al tatto. La risonanza è decisamente inferiore e priva di quel carattere acustico che tanto ci ha impressionato. Ma è soprattutto il suono dei pickup Noiseless a non avvicinarsi neanche a quello dei pickup della Tribute; in confronto appaiono freddi e taglienti, molto meno organici, diremmo meno “analogici”.
Intendiamoci, molti musicisti e lo stesso Clapton mostrano di apprezzarli, ma si tratta decisamente di suoni diversi. Il mid-boost, inoltre, ha un’escursione molto ampia e, se da un lato facilita l’imitazione di suoni saturi stile Cream, nonostante la diversità del tipo di chitarra da quelle usate in quei dischi, aggiunge di suo una certa asprezza che mai si avrebbe accoppiando quelli della Tribute a un buon overdrive.
Conclusioni
Certo, la differenza di prezzo da sola basta a rendere improponibile ogni paragone, ma il raffronto serve a chiarire che chi pensasse di avere qualche cosa di simile con gli strumenti di serie, rinunciando all’aspetto estetico dell’invecchiamento, sarebbe fuori strada.
Con la Eric Clapton Tribute si è andati ben oltre un’operazione di semplice cosmesi; si è cercato, con buoni risultati, di ricreare un mito, voce compresa.
Questa chitarra vale il prezzo richiesto quanto lo valgono i francobolli da collezione, i quadri d’autore, i sempre più rari strumenti d’epoca (l'imbarazzo creato dal prezzo ci impedisce stavolta di riassumere i giudizi nella consueta "pagellina").
Chi desideri semplicemente una buona Stratocaster che suoni bene e voglia o debba tenere in considerazione criteri come il rapporto qualità/prezzo è necessario che si rivolga ad altri strumenti. C’è un adagio che recita, per certi oggetti: se devi chiederne il prezzo vuol dire che non te lo puoi permettere...
Mario Milan
hanno partecipato Fabrizio Dadò e Simone Salvatore