Marilyn Manson
Eat Me, Drink Me
Interscope Records
Parlare di Marilyn Manson significa ormai parlare esclusivamente di lui, del reverendo Brian Warner, accompagnato nel disco dalla chitarra di Tim Skold, virtuoso polistrumentista che di Eat me, Drink me ha curato a quattro mani con l’ “anticristo Superstar” la produzione e la parte compositiva. Ne esce un buon lavoro, un cd convincente sotto tutti i punti di vista, che riprende le atmosfere di episodi discografici come Mechanical Animals (1998) e che sancisce un allontanamento definitivo dai primi capolavori come Portrait of an American Family (1994) e, in particolar modo, Antichrist Superstar (1996). Eat me, drink me è un album molto meno aggressivo dei due appena citati, orfano inoltre di quella ricercatezza di soluzioni (soprattutto in fase di arrangiamento) che caratterizzava soprattutto “Antichrist”. Il primo pezzo dal titolo If I Was Your Vampire si apre con un arpeggio di chitarra piuttosto cupo, molto suggestivo, che poi nel chorus distorce per andare verso un bridge melodico ed una coda furibonda e “sofferente”. Vale lo stesso discorso anche per uno dei brani più belli del lavoro (che per certi versi ricorda il singolo The Nobodies estratto da Holy Wood): Putting Holes In Happiness. Un intro distorto che espone la stessa struttura del ritornello ci lascia poi ad una strofa caratterizzata dal contro-canto che la sei corde di Skold fa alla linee melodiche portate dalla voce di Manson; convincente il lungo e distortissimo solo di chitarra (a tratti dal vago sapore rock blues) tra il ponte e l’ultima strofa. The Red Carpet Grave ha un incidere, se si esclude un refrain piuttosto heavy, molto vicino al brit pop di The Fratellis e company mentre il singolo Heart - Shaped Glasses, è forte di una ritmica saltellante e di un chorus che negli arrangiamenti rimanda direttamente a certe soluzioni del Bowie di China Girl. Le tracks più aggressive sono Are you The Rabbit? e Mutilation is the Most Sincere Form of Flattery, composizioni che comunque poco spazio troverebbero in un disco di puro heavy metal. Eat me, Drink me è un buon disco, che però si avvicina più alle nuove leve del metal commerciale americano (Good Charlotte su tutti) che ai mostri sacri più o meno musicalmente contaminati (dai Nine Inch Nails agli Iron Maiden) cui il Manson delle origini diceva di ispirarsi. E’ ancora presto per il vero successore di “Antichrist Superstar”. Sempre sperando che ce ne sarà uno.
Matteo Roccia