A chi si stesse interrogando sullo stato di salute dello shred è decisamente consigliato l'ascolto di questo album del giovane Hedras Ramos: sebbene l'identificazione in un solo genere sia estremamente difficile, non possiamo esimerci dal chiamarlo inesorabilmente shred!
Possiamo ascoltare molti suoni di chitarra (molto ben prodotti, come tutto il disco del resto...), dai puliti suonati a ottave con intenzione poetica e morbida, a crunch espressivi e ricchi di intenzione sul tocco, per finire, giustamente, con iper-distorti di una qualità che fa molto piacere ascoltare su un album di esordio (non è proprio così: per i dettagli in merito, leggere l'intervista...).
E così, riff pesantissimi si alternano a ballate dotate di ampio respiro e ambiente armonico non scontato, con alcuni interventi di matrice decisamente jazz, magari eseguiti con un suono lead.
Presenti come ospiti Jennifer Batten, Andy James, Muris Varajic.
L'elemento più bello del disco è dato dall'estrema musicalità delle abbondanti parti veloci e tecniche, che difficilmente danno l'impressione di essere fini a se stesse. Gli arrangiamenti sono di un livello molto alto e, per quanto aiutati dall'esperienza del papà bassista/produttore di Hedras, inaspettabili per un ragazzo di questa età.
C'è un sacco da imparare da questo disco.
Alessandro Riccardi