Dopo quattro anni di silenzio, in cui molti li davano per “finiti”, gli Slipknot sono tornati, e l’hanno fatto a modo loro, ovvero con un CD che trasuda potenza, brutalità e disperazione... Chi sorrideva, ascoltando o leggendo le interviste di un Corey Taylor molto convinto nel parlare di un album più heavy che mai, dovrà ricredersi... Chi credeva che, dopo i successi delle carriere parallele di alcuni membri (Corey Taylor e James Root, voce e chitarra degli eccellenti Stone Sour, e il batterista Joey Jordison con i punkeggianti Murderdolls), il sound della band di Des Moines, Iowa, si sarebbe ulteriormente ammorbidito, ascolti All Hope Is Gone: avrà modo di ricredersi...
In effetti Corey aveva promesso che quest’album sarebbe stato per certi versi heavy come se non addirittura più di Iowa (2001). La cura del produttore Rick Rubin aveva avuto come esito Vol. 3: (The Subliminal Verses) (2001), un album controverso, con grande successo di pubblico, ma giudicato da parte dei fan storici come un po’ più morbido rispetto alle aspettative. Ora, i nove tornano sotto molti aspetti alle origini del loro sound migliore, sotto la sapiente guida di Dave Fortman (produttore di Mudvayne, Otep, Evanescence e Simple Plan, nonché ex chitarrista dei californiani Ugly Kid Joe).
Ed eccoci in possesso del deluxe package cartonato, comprendente brani bonus e un intero DVD col making of a cura di Shawn Crahan, il clown-percussionista della band! Dopo .execute., lunga e “insana” intro caratteristica dei loro lavori in studio, Gematria (The Killing Name) ci dà una panoramica di un nuovo ordine mondiale, basato su dolore e sofferenza, in cui è meglio... abbandonare ogni speranza! Il sound è tornato quello di Iowa, anche più cattivo, con chitarre, spesso accordate in drop A, che avrebbero bisogno del porto d’armi, per come sparano riff furibondi e assoli velocissimi in puro stile Slayer! E in effetti, la grande forza degli Slipknot, oltre all’incredibile impatto visivo, alle maschere (tutte rinnovate e più inquietanti che mai) e alle percussioni “industriali”, è sicuramente l’interplay fra i due chitarristi, Jim Root e Mick Thomson.
L’approccio ritmico delle chitarre in questo album è impressionante, sia che i riff si rincorrano o che si creino veri muri di una nota (ricordate la parte centrale di Duality, da Subliminal?)! È il caso di Psychosocial, secondo singolo e primo video ufficiale per il nuovo album. Il brano ci riporta ad alcuni dei momenti migliori di Subliminal, con la batteria che suona solidissima e un bellissimo chorus melodico, cantato con voce pulita da Corey, ma che nessuna persona al mondo potrebbe definire... morbido!
Gli assoli di Mick e Jim sono veramente potenti, con Mick che cita ampiamente Paul Gilbert e Jim che tesse linee più fluide in legato. La successiva Dead Memories ricorda alcuni dei brani migliori degli Stone Sour, pur caratterizzata dal sound tipicamente Slipknot; quasi una fusione tra mondi compositivi apparentemente lontani. Un altro episodio degno di massima considerazione è Vendetta, caratterizzata da un aggressivo riffing terzinato che potrebbe slogare... i polsi non ben allenati! In realtà gli episodi melodici ci sono, tutti di altissima qualità; parliamo delle ballad Snuff, ‘Til We Die e della rivisitazione in chiave elettronicoambient di Vermilion Pt.2 (le ultime due presenti esclusivamente nella versione deluxe); se l’ultima versione di Vermilion non aggiunge molto al lavoro, Snuff risulta un brano ricco di pathos, con alcune delle migliori liriche di genere uscite dalla penna di Taylor, che regala anche una splendida e sofferta interpretazione vocale. All Hope Is Gone, title-track nonché primo singolo, è l’ultimo brano che citiamo, in quanto testimone di un mai dimenticato amore della band per il death-metal più feroce, con blastbeat velocissimi e tutto il campionario di riff veloci, soli e cantato scream e growl che potremmo aspettarci.
Un disco di livello davvero alto, probabilmente la miglior release metal dell’anno; ma è anche un disco molto importante perché ci regala una band matura, tornata alle origini in modo genuino, ma allo stesso tempo in grado di far fruttare esperienze e mezzi passi falsi del passato! Da ascoltare assolutamente.
Marco Cardona