Cover STEVE VAI Where The Other Wild Things Are

Steve Vai

Where The Other Wild Things Are

Favored Nations

Tratto da Axe 154, Giugno 2010
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Questo meraviglioso disco contiene i brani esclusi dalla precedente uscita in CD Where The Wild Things Are, contenuti però nell’omonimo DVD che vedeva il nostro alle prese, oltre che con un’ottima band, anche con due violini [i brani stessi erano stati resi disponibili in download per chi avesse preordinato il pacco CD/DVD Where The Wild Things Are e per i primi 400 acquirenti della versione Blu-Ray; ndr].

Prima di tutto, poniamo l’accento sull’ottima produzione audio, che a tratti fa dimenticare di ascoltare un live... Il suono della chitarra, seppure in primo piano, non risulta troppo invadente ed è perfettamente “tagliato” per accoppiarsi al meglio con quello dei sopracitati violini. I dodici brani sono suonati con una maestria che a tratti ha del miracoloso, non solo da parte del grande Steve Vai, ma anche da tutti i membri del gruppo.

Gli arrangiamenti di volta in volta vengono ragionati a seconda del brano: da un lato abbiamo una The Crying Machine (da Fire Garden, 1996, Epic) piuttosto stravolta, con dialoghi e scambi con i violini, dall’altro notiamo una Juice (da Alien Love Secrets, 1994, Epic) praticamente identica all’originale e impreziosita da piccole improvvisazioni e quasi impercettibili interventi di espressione.

La sicurezza nell’ascoltare qualcosa che ben conosciamo è quindi affiancata al piacere di conoscere e possedere versioni alternative, frutto del gusto dell’uomo che inventò l’Ibanez Jem. Tutti i brani sono bellissimi e più vivi nella dimensione live di quanto non lo siano in quella in studio.

Per gli amanti di Vai è però obbligatorio l’ascolto di For The Love Of God (da Passion And Warfare, 1990, Epic) brano di chiusura che riesce a rendere al massimo le capacità espressive del chitarrista. Le parti veloci sono suonate con una definizione nell’intenzione tale da farci di nuovo pensare che è proprio il caso di studiarla, questa chitarra... Da sottolineare anche Earthquake Sky, ovvero il momento dell’assolo di batteria: molto semplice e creativo e Jeremy Colson (Marty Friedman, Joe Satriani e altri) trasforma il concerto in un vero e proprio delirio rock, con tanto di ovazione finale da parte del pubblico.

Un altro interessante aspetto è chiaramente quello dei violini: l’ascolto, in alcuni casi e soprattutto in The Crying Machine, diventa più attento e partecipato, quasi stregato dalla presenza di questi strumenti che in questo disco sono molto ma molto simili alla nostra amata chitarra.

Da considerare che, per questo live (il concerto ha avuto luogo a Minneapolis), Steve Vai si è meritato la nomina al Grammy Award 2010 nella categoria Best Rock Instrumental. Inoltre, apprendiamo che Steve Vai è in studio per preparare l’uscita del nuovo album. Vista l’ottima realizzazione del disco che abbiamo appena recensito, non ci resta che sperare anche nella nuova uscita. Concludiamo consigliando questo disco a tutti gli amanti della buona musica e agli amanti della chitarra: ne ascolterete di tutti i colori.

Alessandro Riccardi


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