È di fronte a dischi come questo che ci viene voglia di prendere in mano la nostra ascia e spaccare il mondo!
Rapture Of The Deep è il nuovo lavoro degli immortali Deep Purple, un gruppo che è come il vino buono, più invecchia e più è pregiato. Sì, perché i “nonnetti” del rock (concedeteci il termine) continuano a suonare con la stessa voglia che li ha contraddistinti fin dall’inizio.
Per chi non lo sapesse, c’è stato un avvicendamento alla tastiera: lo storico Jon Lord è stato sostituito da Don Airey (che ha già fatto diverse apparizioni live con i Deep Purple), il quale vanta un curriculum di tutto rispetto: Ozzy, Whitesnake, Gary Moore, Rainbow, solo per citare qualcuno. C’è da dire che, come sempre, Steve Morse trasuda rock a ogni nota; non è da meno Ian Gillian, che urla e canta come se avesse ancora vent’anni: una goduria! Anche Roger Glover al basso e Ian Paice alla batteria vanno come treni, supportando tutto l’album con un groove eccellente.
Il disco si apre con Money Talks: una lunga intro di tastiere fa da preludio al riff iniziale eseguito da tutti all’unisono. Si prosegue con Girls Like That, in perfetto stile Deep Purple: Gillian è proprio in forma, sentirlo cantare fa accapponare la pelle! Dopo il bel ritornello, che apre il brano, Don Airey si presenta con un bel solo di tastiera. Morse la fa da padrone in Wrong Man con un riffone di chitarra che caratterizza tutto il pezzo, mentre un urlo di Gillian lancia il solo di chitarra... Inutile aggiungere altro.
Rapture Of The Deep è molto scuro, a tratti arabeggiante, con un interessante ritornello e notevoli soli di chitarra e tastiera. Clearly Quite Absurd è la prima ballad dell’album, ben concepita sia come arrangiamenti che come suoni. Lo stile di Morse si sente a pieno in Don’t Let Go... Che suono ragazzi. Back To Back è uno di quei pezzi in cui la batteria è così appoggiata che sembra che il rullante non arrivi mai; questi “ragazzi” hanno classe da vendere e lo dimostrano in ogni brano. Kiss Tomorrow Goodbye ricorda un po’ la storica Highway Star, mentre MTV è il pezzo più radiofonico, se così si può definire, di tutto l’album. Si prosegue con Junkyard Blues: i ragazzi si divertono e ciò si avverte soprattutto dal duetto Morse-Airey. Il disco si chiude con Before Time Began, pezzo particolare e ricercato.
Che dire di più? Album come questo dovrebbero essere inseriti come libri di testo nelle scuole. I Deep Purple sono veramente un’icona del rock e lo dimostrano nuovamente (se ce ne fosse ancora il bisogno) con questo lavoro: sembrano ragazzini alla loro prima esperienza. La loro voglia di suonare e migliorarsi, dopo più di trent’anni di carriera, è sicuramente la chiave del loro successo. Bravi “ragazzi”, continuate così, se ce la fate, per altri trent’anni.
Lorenzo Carancini