Ultima release per i Rage, alfieri del metallo di teutonica fattura dall'ormai lontano 1983, all'insegna della più granitica tradizione heavy nord europea. I Rage (giova ricordarlo, Peavy Wagner basso e voce, Victor Smolski chitarra e l'ultra speed Mike Terrana alla batteria) si presentano nel XXI secolo come un compattissimo combo di rocker in grado di mostrare, nonostante la ventennale carriera, ancora una notevolissima dose di energia e di dispensare alle nostre orecchie gaudenti la dose quotidiana di sano heavy metal!
L'album è un concept cupo e ispirato dai racconti di H.P.Lovecraft (seguendo la linea tracciata dal precedente Ghosts, 1999), e narra la storia dei Grandi Antichi, specie aliena giunta sulla terra per dare vita a una nuova forma di vita, metà organica metà cibernetica (ma non ci aveva già pensato James Cameron una ventina di anni fa, nel film con il campione di culturismo... Sì, dai, quello che ora fa il governatore della California).
Dopo l'intro techno-metal-tribale di Orgy Of Destruction, l'assalto scatenato da War Of Worlds è totale: riff micidiali, drumming devastante, linee melodiche d'impatto, gran convinzione e tecnica eccellente dei musicisti: davvero la creme del power made in Germany! Le chitarre di Smolsky tessono efficacissime trame, il solo è bellissimo ed evidenzia gran senso ritmico e padronanza tecnica. La produzione, poi, merita un bel 9, curata in ogni dettaglio, con suoni che rappresentano l'optimum per il genere.
Proseguendo con l'ascolto, riceviamo solo conferme alle premesse; le composizioni, pur molto heavy, sono sufficientemente articolate e impreziosite da interventi (bellissimo il solo di Coral Sitar distorto su Flesh And Blood, per esempio) da non risultare mai scolastiche e banali, mentre il buon Terrana, per il genere, è semplicemente un batterista micidiale, in grado di dare un supporto ritmico costante, con parti di doppia cassa velocissime, fill azzeccati e suono (triggerato, ok, ma va benissimo) da vendere!
Ciò che rende vincente il lavoro sono le continue aperture melodiche su anthem che restano in testa al primo ascolto (Geat Old Ones è un ottimo esempio), l'assenza di cali di tensione e il talento dei tre musicisti. Il riff di Human Metal ci apre i timpani con furia cieca, e ancora una volta bisogna lodare il buon Victor per le trame chitarristiche che sorreggono le strutture dei brani. Sicuramente una delle uscite metal più interessanti dell'anno...
Marco Cardona