Brian Setzer Orchestra
Wolfgang's Big Night Out
Surfdog Records 2007Tratto da Axe 127, Dicembre 2007
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Tanto per essere chiari e ripetitivi, raggiungere un'indiscussa bravura e una padronanza dello strumento tipica di certi personaggi è (quando non impossibile) incredibilmente difficile; ma la cosa si complica ulteriormente se ci si trova di fronte a grandissimi artisti che hanno quel quid in più che li rende particolarmente inarrivabili. Quel certo non so che in realtà si conosce molto bene, anche se non è trascrivibile su pentagramma, poiché non è diretto parente di uno spiccato talento artistico o di logoranti anni di studio, ma pura e innata dote.
L’asso nella manica di cui parliamo, capace di colorare l’aura di un personaggio, è lo humor; se vi stanno venendo in mente nomi come Chet Atkins, Jim Campilongo o Hank Marvin, avete capito cosa intendiamo.
Chitarrista che sicuramente non manca di suddetta peculiarità è il biondo Brian Setzer, che da solo, con gli Stray Cats o in compagnia dell'omonima Orchestra è sempre in grado di pescare dal cilindro (che però non indossa per non rovinare il voluminoso ciuffo!) trovate originali. Stavolta ha deciso di giocare con la musica colta proponendo un disco in cui riarrangia per big band temi famosi di musica classica.
L’inizio in pompa magna è affidato alla Sinfonia n.5 di Beethoven che, dopo il celeberrimo e minaccioso inizio, continua in pieno stile Broadway con il tema affidato ai fiati che si rincorrono nell’arrangiamento, diversi soli-break della batteria e la solita chitarra graffiante che si muove nella sonorità compatta della band. Quello che si dice un inizio col botto.
Le dita continuano a schioccare al ritmo della title track, adattamento spassosissimo della mozartiana Eine Kleine Nachtmusik: anche qui, come in tutto il CD, apprezziamo gli ottoni, suono potente e ottime orchestrazioni. L’atmosfera non smette di surriscaldarsi grazie al classico Il volo del calabrone (Rimski-Korsakov), riarrangiato in pieno stile telefilm d’azione anni ‘60 (ricordate il mitico Batman dai pugni sonanti?) e al Can-Can di Offenbach; ma il punto più alto viene raggiunto con l’arrangiamento gypsy jazz di Per Elisa (Beethoven), inizio con chitarra acustica sola e poi via alle danze con violino e clarinetto che si passano il tema interrotti da un bel solo di Setzer. Il disco continua con il tributo ad altri grandi compositori (Strauss, Wagner, Rossini, Tchaikovsky e Mendelssohn) e noi non possiamo che affermare la riuscita del progetto, guidato dalla tecnica e dalla cultura musicale di Setzer, che ha suonato le sue asce con sonorità sempre diverse, conferendo a ogni pezzo un carattere ben marcato.
Oltre ad ascoltare, apprezzare e godere nel sentire come se la cavavano alcuni pezzi in abiti più casual, abbiamo anche sorriso pensando a quanto si sia divertito Brian a slacciare quello stretto papillon che spesso indossa la musica classica.
Luca Ferrara