Helloween
KEEPER OF THE SEVEN KEYS
The Legacy World Tour
2005/2006 Live In Sao Paulo
Steamhammer 2007 Tratto da Axe 121, Maggio 2007
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Gli Helloween sono uno di quei gruppi che, ad un certo punto della propria carriera, si è ritrovato a un bivio: o esplodere a livello planetario oppure lottare per non finire nel dimenticatoio.
Il fatidico momento arrivò dopo il tour dell’album Keeper Of The Seven Keys Part II, che, uscito nell'88 e trainato da singoli multiplatinati (tra tutti l’orecchiabilissima Dr. Stein), regalò al quintetto i vertici delle chart mondiali. All’epoca gli Helloween erano accusati di essere solo la versione più patinata e tecnica degli indiscutibili messia dell’heavy Iron Maiden.
Sarebbe bastato solo un altro album, il successivo, per ottenere il salto di qualità, ma, purtroppo, non andò così e gli Helloween "ciccarono" l’occasione del riscatto con un deludente Pink Bubbles Go Ape, lavoro dignitoso (preceduto da due live e un Best of), ma lontano anni luce dal best selling di cui necessitava la band. Come se non bastasse, erano cominciati problemi legali con l'etichetta di allora, che portarono a cambi di line-up e defezioni più o meno spontanee (non ultima quella dell’eccellente chitarrista Kai Hansen). Gli anni Novanta videro il gruppo comunque prolifico e in grado di sfornare album convincenti come Master Of The Rings o The Time Of The Oath.
Recentemente, con una line-up ormai consolidata formata da Andi Deris alla voce, Michael Weikath e Sascha Gerstner alle chitarre, Markus Grosskopf al basso e Dani Loeble alla batteria, gli Helloween sono tornati, nel 2005, con Keeper Of The Seven Keys III - The Legacy, lavoro che ha portato loro di nuovo fortuna. A testimoniare il ritrovato successo esce questo doppio live.
Tanti i classici riproposti da Weikath e soci: I Want Out (dall’omonimo album), Halloween (da Keeper Part I), Mr. Torture e If I Could Fly (entrambi dal sottovalutato The Dark Ride) o Dr. Stein (da Keeper part II), solo per citarne alcuni. I tedeschi dimostrano ancora una certa verve, molto metal, chitarre che espongono i temi all’unisono in perfetto stile Maiden, così come i legati con i giochi di leva nelle fasi solistiche, e macinano riff in palm-muting. La batteria sfoggia ritmiche rabbiose e precise, il basso è pesante e la voce ancora convincente, anche se un po’ in difficoltà sulle note più alte. Belle anche le esecuzioni di composizioni ambiziose come The King For A 1000 Years, Halloween e Keeper Of The Seven Keys, brani lunghi più di tredici minuti e ricchi di cambi di tempo che però non perdono mai il tiro e il fascino.
Alla luce di tutto, questo è un ottimo live, registrato e mixato con maestria (dietro la consolle c’è Charlie Bauerfeind), che ci fa ascoltare un repertorio che ripercorre la carriera ventennale di una delle band più significative dei fine Ottanta.
Matteo Roccia