Varcata la soglia dei sessant’anni, i Rolling Stones, tornano a dare lezioni di ritmo e di energia rock.
Rough Justice, primo brano del nuovo disco A Bigger Bang fa sospettare che lo spirito sia diverso da quello degli ultimi anni. Si tratta di un rock semplicissimo, già sentito, come struttura, in molti altri loro dischi, ma è l’esecuzione che trasuda voglia di suonare e nuovo vigore, tanto da fare esclamare: “Sono tornati! Quelli originali!” Una bellissima Let Me Down Slow è degna di figurare in uno degli album storici dei primi due decenni, con un arrangiamento delle parti di chitarra da antologia. Si prosegue con un bel rock, It Won’t Take Long, che riprende una sequenza centrale di Brown Sugar facendone la base delle strofe principali. Rain Fall Down ha un testo ironico e pungente e di nuovo un bel lavoro di chitarre che sottolineano ogni strofa con lievi variazioni e riff efficaci. Streets Of Love è una classica ballata alla Stones con chitarre acustiche ed elettriche ben bilanciate. Back Of My Hand è un blues sospeso fra il Delta e Chicago con un sorprendente Jagger alla slide e all’armonica, con un risultato che ricorda i tempi di Brian Jones. Ci hanno colpito particolarmente Biggest Mistake, altra bella ballata in stile sixties, l’ipnotica Laugh, I Nearly Died, il rabbioso rock Sweet Neo-con, la scatenata Look What The Cat Dragged In, con chitarre ritmiche indemoniate e Lenny Castro alle percussioni, e il riff classicissimo di Driving Too Fast.
Jagger sembra avere ritrovato la voce degli anni Sessanta e suona la chitarra, le tastiere e il basso in molti brani (sua la slide acustica in This Place Is Empty); Keith Richards canta con voce insolitamente piena un paio di brani; Ronnie Wood condivide con lui le parti soliste e contribuisce con ottime parti di slide. Ottimo il lavoro della coppia ritmica Charlie Watts e Darryl Jones. Chuck Leavell è al piano. Ritmi incalzanti e vari, bei suoni di chitarre, tanta energia e molte idee musicali negli arrangiamenti, fanno di questo disco un evento e non a caso è forse la prima volta, dopo anni, che il gruppo balza in vetta alle classifiche con tanta celerità.
I Rolling Stones sono stati capaci, attingendo dai più vari generi, di creare un proprio marchio inimitabile, dimostrando una vitalità che ha sempre smentito quanti li davano per finiti. L’epoca di brani distintivi come Jumping Jack Flash, Honky Tonk Women o Brown Sugar sembra finita con Start Me Up; adesso anche quelli più riusciti sono da scoprire un po’ per volta, sono meno d’impatto e forse all’epoca dei singoli sarebbero finiti nelle facciate B, ma la voglia di suonare è di nuovo presente e forse anche creativamente diventa possibile aspettarsi qualcosa di più la prossima volta.
Altamente consigliato, corroborante ed elettrizzante.
Mario Milan