Alex Britti
Nelle mie corde, lezioni di chitarra con un maestro d'eccezione
RizzoliTratto da Axe 164, Giugno 2011
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In questo DVD + libro (112 pp.), Alex Britti racconta la sua passione per la sei corde, stimolato da Marco Manusso (autore dei testi del libro). L’ora e 45’ si articola in otto capitoli, incorniciati da un paio di duetti con Manusso. La narrazione inizia dalle influenze cantautorali, passando poi per David Lindley, Carlos Santana, Stevie Ray Vaughan, ecc., descrivendo tecniche e stili come la pennata ibrida, i groove polifonici o l’accompagnamento jazz “in quattro”. Una sezione parla della strumentazione e del lato “elettrico” di Britti, che imbraccia comunque l’acustica e ricava i suoni elettrici da un pickup magnetico alla buca, il cui segnale è inviato a una pedaliera con pedale di volume, overdrive, wah e delay. Un capitolo è dedicato alla chitarra resofonica e allo slide e un altro a “La chitarra al servizio della canzone”.
Il percorso è piacevole e Britti esprime un linguaggio rock-blues tecnicamente evoluto e condotto con mano sicura e ispirata, come nell’ottimo country-blues a chitarra sola e basso ostinato eseguito nel capitolo 3, che, insieme alle esecuzioni in slide, rivela un chitarrista con radici robuste. Se il titolo dell’opera fosse solo Nelle mie corde, potremmo senz’altro consigliarne la fruizione a tutti i lettori interessati a conoscere meglio le doti di strumentista tutt’altro che trascurabili della pop-star.
Il problema nasce dal sottotitolo, Lezioni di chitarra..., che obbliga a un cambio di prospettiva e a una valutazione più critica in chiave didattica. Accanto a un tono generale che privilegia un’istintività un po’ ostentata a scapito dell’analisi, lamentiamo l’inadeguatezza del libretto, il cui andamento didattico appare confuso. La sezione introduttiva fa pensare a un metodo per principianti: alla descrizione dell’accordatura e della postura segue infatti l’elenco degli accordi a capotasto. A p.16, però, si da già per scontato che il principiante sappia cos’è la 3ª.
Il resto del libro segue il cammino del video, presentando le trascrizioni (pentagramma e intavolatura) degli esempi suonati da Britti, con suggerimenti dal carattere un po’ generico. Traspare anche dell’incuria: a p.16, il diagramma del Lam è errato; notiamo la sciatta stesura dello spartito di p.58, tale da renderlo sostanzialmente illeggibile. Oppure a p.84 si sottolinea che il delay Danelectro Dan-Echo è “rigorosamente analogico”; si tratta invece di un pedale digitale basato sul chip Princeton Technology PT2395 e dotato di un filtro passa-basso che emula sonorità analogiche. Più divertente e perdonabile la svista di p.87 dove si afferma che il plettro di Britti ha uno spessore di “61 millimetri” (ovviamente 0,61…).
Insomma, il lato formativo non convince e, pur considerando che le ottime esecuzioni di Britti possano ispirare i chitarristi di livello medio-avanzato, rimane il sospetto che logiche commerciali abbiano spinto a veicolare come didattica quella che in sintesi è un’interessante intervista-showcase.
Maurizio Parri