Seconda fase: riamplificazione
Una volta registrate tutte le parti di chitarra in casa e in assoluta tranquillità, potremo cominciare a selezionare il luogo per il “riversamento”, ad esempio un garage o una sala prove dove portare un computer con scheda audio e una cuffia.
Il segnale tipico in uscita di una chitarra elettrica è sbilanciato e ad alta impedenza, mentre quello proveniente dalle uscite di una scheda audio è invece bilanciato e a bassa impedenza. Il metodo migliore per avere un suono fedele all’originale è quello di usare un apparecchio in grado di riportare il segnale alla sua condizione originale. Sul mercato ne esistono alcuni di tipo passivo come il Redeye della Little Labs oppure il ProRMP della Radial Engineering.
A questo punto basta prendere il segnale del pickup registrato e portarlo ad una uscita della scheda audio, alla quale collegheremo l’ingresso del reamp. L’uscita di quest’ultimo andrà portata all’amplificatore tramite il cavo da chitarra e, fatte le dovute regolazioni, sarà il momento di mettere l’ampli a 10!
Tra i tanti vantaggi di questo metodo vi è sicuramente anche quello di potersi concentrare sull’esecuzione in fase di registrazione e sui suoni in fase di riversamento, scegliendo le regolazioni di gain, equalizzazione e magari cambiando amplificatore a seconda delle parti. Questa possibilità di manipolare il suono in maniera radicale è molto apprezzata anche nelle produzioni di altissimo livello, dove spesso si sceglie di intervenire riamplificando la parte con un altro amplificatore per poter avere una timbrica diversa.
Vale la pena ricordare che il reamping viene effettuato molto spesso anche per il basso, per gli stessi motivi descritti prima, ed a volte anche per batterie ed effetti speciali.
Roberto Priori