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Hai suonato nel corso degli anni con l’intero gotha canterino italico. Con quale artista ti senti più stimolato e perché?

Non mi sento di citare un nome in particolare. Spesso sono stati la musica e gli arrangiamenti a stimolarmi più che i cantanti in questione!

Due domandine relative a voci tuttora ricorrenti nonostante il tempo trascorso… La prima: ci sono ancora appassionati che si domandano perché tu abbia lasciato Vasco Rossi. Vogliamo chiarire una volta per tutte? Seconda: pare che tu abbia rifiutato anni orsono di esibirti a Roma prima di Adrian Legg e Joe Satriani… Corrisponde a verità?

Quando un rapporto di lavoro si interrompe le motivazioni possono essere molte e personali. Visto che sono passati tanti anni, la ritengo un’esperienza conclusa. Molte volte ho spiegato con molta umiltà le varie motivazioni del distacco da certe tournée e dal pop, ma spesso l’idolatria verso certi personaggi rasenta la noia e la totale mancanza di obbiettività, perciò diventa impossibile dare una spiegazione seria ed essere ascoltati. Ritengo che mentre il jazz, il rock, il blues, il funk hanno una linfa continua di rinnovamento grazie all’improvvisazione, nel pop è tutto liscio e premeditato dalla prima all’ultima nota, quindi potrebbe diventare noioso per chi suona o almeno per me! Poi, dopo aver dato tanto, uno si aspetta un qualcosa in più, almeno provare a proporre dei brani, qualche compartecipazione agli arrangiamenti ed invece… Niente, la cosa è in mano a due o tre persone e rimane quasi sempre così. Non uno dei molti cantanti con cui ho suonato e dato un bel po’ di me si è mai degnato di farmi una telefonata, mandarmi una mail, cosa che ho provato a fare, un paio di volte, senza alcuna risposta! Spesso chi segue le canzoni dei cantanti con cui ho suonato dimentica che io sono un musicista e quindi vengo dalla musica e dai musicisti che mi hanno ispirato! Restano le emozioni e la qualità del lavoro fatto insieme e alla fine questo conta. Riguardo all’esibizione prima di Legg e Satriani, smentisco nel modo più assoluto una tale diceria; mi farebbe solo piacere aderire a una tale richiesta!

Torniamo a cose serie. Stralciando da riflessioni da interno copertina (Sensazioni nel tempo), sostieni che per essere artisti, oltre al talento e alla disciplina, bisogna esplorare i lati più oscuri e dolorosi della propria esistenza… In che modo questo si riflette nella tua musica?

È molto semplice: quello che vivi, le tue gioie, le tue rabbie, le tue aspirazioni raggiunte e mancate sono il combustibile necessario per far scattare la creatività, che nel mio caso trasformo in musica!

Tornando a talento e disciplina, se il primo viene dal cielo o dalle sue immediate vicinanze, la seconda bisogna darsela… Come musicista che tipo di disciplina t’imponi?

Cerco di suonare tutti i giorni, sia la chitarra che il basso, cercando di vivere questa pratica come se suonassi dal vivo in modo emozionale; poi visto che c’è sempre da scoprire e imparare qualcosa, nel mio studio quotidiano provo a suonare brani che non conosco... Ultimamente ascolto molto i primi dischi di Ornette Coleman, Samuel Barber, Béla Bartók, Björk, ma anche cose molto più “leggere” come Peter Frampton o AC/DC.

Per registrare Braidus in Funk, Andrea ha usato chitarre elettriche P.R.S. Custom 22 e McCarty Hollow Body II, acustiche Norman e classiche Ramirez, basso Frudua; gli ampli sono Marshall JVM 100 e Vintage/Modern 50.

Guglielmo Malusardi

 

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