Susan, che sognava la Telecaster
Di certi personaggi senti chiaramente come le strade del successo si stiano aprendo. Attorno a Susan Tedeschi, ad esempio, sembrano lievitare un entusiasmo e un'attenzione molto speciali. Sarà che la sua casa discografica fa affidamento su di lei e la manda a registrare nei mitici Sunset Sound Studios di Hollywood, per ottenere un suono il più anni '70 che si può. Sarà che Tedeschi gira in orbita davvero speciale, in cui pratica la frequentazione quotidiana e la collaborazione di gente del calibro di Santana, o Eric Clapton. La si ritrova persino sul palco nel party di insediamento di Obama, tra Springsteen e Aretha Franklin, tanto per dire. Insomma, Susan Tedeschi, di questi tempi è al centro dell'attenzione. Il suo ultimo disco gira bene. Anche gli altri del resto non se la cavavano male, visto l'abbonamento alle nomination che possono vantare. Lei dimostra un atteggiamento di perenne sorpresa da “Who? Me?”, ma quando la si vede salire sul palco ci si rende conto di quanto la sua leggerezza e il suo understatement siano controbilanciati da una grinta non comune. Dicono che sia una sorta di Janis Joplin mixata con Bonnie Raitt. Dicono che il suo stile chitarristico risuoni di quello di Buddy Guy e di B.B. King. Lei, imbarazzata, non lo nega se glielo si chiede. Ma i risultati sono tutti da sentire. In Italia fino ad oggi ha suonato pochissimo e le dispiace, viste le sue origini italo-irlandesi. Abbiamo parlato di tutto, cercando di evitare l'argomento su cui la interrogano ogni volta: la relazione con il chitarrista Derek Trucks, suo marito. Un segno di rispetto per la personalità di Susan e la sua indipendenza d'artista, un dettaglio politically correct. È lei invece ad affrontare l'argomento, con naturalezza e famigliarità.
Sul tuo nuovo CD Back To The River (Verve Forecast) c'è un bollino rosso che dice: “Susan Tedeschi torna al suo signature sound”. Cosa significa? È forse il blues?
Penso che la casa discografica intenda che sono tornata al blues e al rock ma ancora di più al mio proprio suono e alla mia scrittura, al fatto che suono la chitarra blues e rock. L'album è diverso da Hope & Desire, in cui c'erano solo cover. In questo ci sono canzoni che parlano di me e della mia esperienza e sono intrise di gospel, folk e country.
Che cos'è per te il blues?
È talmente importante che non saprei nemmeno spiegarlo: il blues è specialmente la chitarra, è qualcosa che mi mette in collegamento - intendo l'uso delle scale, pentatoniche, maggiori, minori, mescolate - con lo stile di B.B. King, Albert King, Freddie King, e su questo c'è poi il fatto di cantare, come una cantante di gospel. Oggi sembra che tutti abbiano scoperto il modo di cantare di Sam Cooke, ma prima di lui c'erano Johnny “Guitar” Watson, Buddy Guy, Muddy Waters, Lightin' Hopkins, e lui si è ispirato a loro...
Cosa vuol dire suonare blues per una donna bianca? Sembrerebbe musica della tradizione nera, molto maschile...
Apparentemente non sembrerebbe adattarsi, è vero; ma con le mie radici anglo-italiane riesco a sentirmi abbastanza “nera” per suonare il blues (ride).
E come ti trovi sul palco con i grandi con cui ti è capitato di suonare?
È bellissimo, non ho nessun problema. Sono molto gentili e molto rilassati. Una ragazza in mezzo a loro sembra sciogliere l'atmosfera e creare un collegamento speciale, emozionale, spirituale e anche musicale, così diventa un'altra cosa…
Insomma, ti senti in sintonia con gente del calibro di Pinetop Perkins...
Mi sento collegata al suo modo di vedere la musica e ci arrivo attraverso il mio amore per Mahalia Jackson e molte altre musiche soul che amo. Ascolto naturalmente ogni tipo di musica, dal rock al jazz, ma blues e soul mi sono molto vicine, le sento legate a me per intenzione, energia, ispirazione. Anche il modo di scegliere le note da cantare: mi vengono spontanee perché quella musica mi piace molto. Mi trovo a condividere questa passione con i miei eroi, come B.B. King, Pinetop, tutte le persone con cui sono riuscita a suonare: John Lee Hooker, Gatemouth Brown, Johnny “be good” Johnson (il pianista di Chuck Berry). Questi artisti sono parte della storia americana. Se consideri che io sono così diversa come cultura, in parte inglese, in parte irlandese e in parte italiana... Ho fatto anche degli stages, ho cantato nei musical e poi al college ho scoperto il blues e ho iniziato a comprare dischi...