LE VOCI DEL LEGNO
Axe 57
Nonostante i numerosi tentativi di trovare materiali alternativi è indubbio che gran parte delle chitarre acustiche ed elettriche hanno ancora il legno come elemento di base della loro costruzione; il motivo è semplice:
ancora non si è trovato un materiale che abbia migliori (o almeno equivalenti) proprietà timbriche. Ma in che modo le vibrazioni delle corde vengono “processate” dalla struttura dello strumento e restituite come note dotate di un timbro distintivo e caratteristico? Quando una corda viene colpita, con un plettro o con le dita, inizia a vibrare; questa vibrazione viene trasmessa, attraverso i due punti di contatto formati dal ponte e dal capotasto (o il tasto premuto) alla chitarra che inizia a vibrare a sua volta; le vibrazioni dello strumento, a loro volta, sono trasmesse alla corda aggiungendo alla forma d'onda originaria le armoniche generate dalle risonanze di tutti gli elementi di cui è composto. In questo trasferimento reciproco fra corde e strumento, a ogni ciclo una percentuale di energia viene assorbita, in una misura che varia secondo il grado di rigidità dei materiali usati nella loro costruzione, fino a esaurirsi gradualmente; più è lento l'esaurimento dell'energia più alta è la capacità di sostegno (maggiore è la densità dei materiali e più rigida è la struttura, meno rapido è il decadimento). Nel processo alcune frequenze vengono attenuate e altre enfatizzate, determinando in questo modo il colore timbrico. Se si tratta di uno strumento acustico le vibrazioni della tavola armonica, la parte più sensibile, sono trasmesse, tramite l'aria interna, al fondo e da questo riflesse verso l'esterno tramite la buca; nel caso di uno strumento elettrico l'energia messa in moto dalla corda le viene restituita, trasformata in un'onda sonora armonicamente più complessa, dal legno e va a disturbare, così "colorata", il campo magnetico generando il segnale che viene inviato all'amplificatore. In entrambi i casi il contributo del manico, che ha una propria risonanza, non è trascurabile. Il concetto è lo stesso qualunque sia il materiale usato, vale per le chitarre in legno come per le chitarre resofoniche in metallo; se in queste ultime il tipo di lega e lo spessore sono determinanti per il timbro ottenuto, nel caso del legno lo sono spessori e proprietà risonanti delle specie arboree utilizzate per le singole parti (sebbene in percentuale minore anche massa della paletta e densità delle parti metalliche, come meccaniche e ponte, hanno una certa influenza sul risultato finale). Nel corso degli ultimi quattro secoli si è fatto ricorso quasi a ogni albero ad alto fusto conosciuto, usando Cedro, Abete, Cipresso, Pioppo, Olmo, Betulla, Ciliegio, Pino, Mogano africano, Noce, con una grande affermazione di legni provenienti dal Nuovo Mondo come Acero, Palissandro brasiliano, Mogano dell'Honduras, Frassino, mentre oggi sempre più spesso si ricorre a legni asiatici, come Mogano filippino, Palissandro indiano, Nato, oppure a piante tropicali finora poco note come Banara, Canacharana, Taperyva, Curupay, usate nella serie Smartwood della Gibson, ai legni australiani come Silkwood, il Bunya o il Noce del Queensland, sui quali fa affidamento la Maton. Ma quali caratteristiche deve avere un legno, per essere usato con efficacia in liuteria? Per costruire strumenti musicali, la caratteristica principale è la capacità di produrre suono, di vibrare. Il parametro più indicativo è dunque la velocità di propagazione delle onde sonore attraverso le fibre e secondo studi fatti su diverse specie si vede, ad esempio, che nell'Abete e nel Cedro la velocità di trasmissione (rispettivamente di 4800 m/s - 4400 m/s parallelamente alle venature) è maggiore che nel Frassino e nell'Acero (3900 m/s - 3826 m/s). Un albero è composto da una sezione centrale chiamata midollo, una successiva detta anima del legno (la parte dalla quale sono ricavate le tavole nel caso in esame), nella quale si alternano parti chiare ad altre più scure, che appaiono come un susseguirsi di anelli, la cui sezione più esterna, chiamata alburno, è quella di più recente formazione (le parti chiare si formano durante la crescita estiva, quelle scure durante la crescita invernale, dando luogo, appunto, agli anelli annuali: più vecchia è la pianta maggiore è il numero degli anelli).